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Questo articolo è stato pubblicato il 01 febbraio 2013 alle ore 09:45.

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Sono ben 43 le indagini, ancora riservate, finora affidate da varie procure di tutt'Italia alla Guardia di finanza per fare luce sulle operazioni in strumenti derivati promosse da vari istituti di credito per proteggere privati e amministrazioni pubbliche dai rischi legati al proprio debito.

Il numero, contenuto in un rapporto interno delle Fiamme Gialle di cui dà conto oggi "Repubblica"", riassume le dimensioni del fenomeno, che si è sviluppato con due caratteristiche costanti: il coinvolgimento di intermediari (broker) consulenti (arranger) o controparti delle operazioni che hanno proposto ristrutturazioni di debiti pregressi e la stipula di contratti derivati di copertura. Secondo elemento comune: la preferenza per strumenti derivati strutturati (del tipo interest swap non par) sottoscritti da enti pubblici per tutelarsi da rischi legati alla variazione dei tassi di interesse applicati al debito assunto da quelle stesse amministrazioni.

Secondo un'immagine utilizzata dagli analisti autori del rapporto, il fenomeno dei derivati e dei contratti truccati di cui lo scandalo Mps potrebbe essere solo la punta dell'iceberg, «è come osservare una scimmia che sega l'albero su cui è seduta», dove la scimmia sono i broker o gli intermediari truffaldini, che agiscono senza preoccuparsi dei danni che apportano le loro scelte alla fiducia degli investitori (il ramo dell'albero), che si potrà ricostruire solo nel lungo periodo.

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