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Questo articolo è stato pubblicato il 04 febbraio 2013 alle ore 09:04.

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Christof Innerhofer (Epa)Christof Innerhofer (Epa)

Le facce azzurre prima dei Mondiali di Schladming sono libri aperti sulle emozioni della vigilia. Basta guardarli, i ragazzi e le ragazze che proveranno a conquistare una medaglia iridata in terra austriaca. Partenza con il superG femminile domani, per chiudere con lo slalom maschile due domeniche dopo, il 17 febbraio. Il primo pensiero va logicamente a Christof Innerhofer, anzi a Winnerhofer, che nell'edizione 2011 di Garmisch riuscì a ottenere un oro, un argento e un bronzo, sbancando così le gare veloci e diventando l'uomo dei Mondiali.

Accidenti che responsabilità: per fortuna non è l'unico ad aver vinto due volte quest'anno in Coppa del mondo (le discese libere di Beaver Creek e Wengen). Dominik Paris l'ha inaspettatamente superato nella classifica di specialità. Ha dominato a Bormio e sulla mitica Streif di Kitzbuehel, dove solo Kristian Ghedina tra gli azzurri seppe vincere prima di lui nel 1998.

Le facce, si diceva. Paris è un monumento di granito col sorriso beffardo. Timidezza o precauzione nel misurare le parole, non è chiaro. Provate a stuzzicarlo con la classica affermazione da gufo: sei il favorito. Chi, io? Vedremo.

Il romano Matteo Marsaglia è pimpante. La pista di Schladming gli piace, l'anno scorso nelle finali di Coppa del mondo fu quarto. Ha centrato già due podi questa stagione in superG, sul gradino più alto a Beaver Creek e secondo in Val Gardena, davanti a Werner Heel. Così sono otto podi in totale per l'Italjet, contando pure il terzo posto d'Innerhofer nel superG di Kitzbuehel. Con cinque successi. Uno squadrone. I vari Mazinga Svindal, Klaus Kroell e Hannes Reichelt sono avvertiti. Anche se Heel preferisce immaginarsi Schladming come una settimana bianca senza pressioni addosso, dove godersi la cattiveria ritrovata dopo due anni d'inferno.

Poi ci sono slalomisti e gigantisti. Sulla carta tutti fortissimi, l'ha ricordato pure il direttore agonistico, Claudio Ravetto. Tanto da avere incertezze d'abbondanza, specie in slalom, con cinque atleti qualificati e quattro posti disponibili. Di certo ci sarà Manfred Moelgg, il più regolare. Max Blardone è scherzoso: è il mio settimo Mondiale, magari spunterà una medaglia per caso, perché di proposito non è mai arrivata. Davide Simoncelli è galvanizzato: dopo l'infortunio estivo, l'obiettivo era gareggiare a Schladming, potrebbe essere il mio ultimo Mondiale, proverò a giocare tutte le mie carte. Giuliano Razzoli è sulla stessa frequenza d'onda, tornato in ottima forma a Kitzbuehel.

Cristian Deville è invece mortificato: quando continui a uscire perdi sicurezza, finora è andato tutto storto. Gli avversari lo stanno suonando come un materasso, lui che nel 2012 è stato atleta dell'anno Fisi. Battere Marcel Hirscher e Ted Ligety sembra un compito sovrumano per chiunque.
Infine la squadra femminile. Nel complesso affaticata, per non dire di peggio. L'unico acuto è di Daniela Merighetti, seconda nella discesa libera di St. Anton. Poi c'è il semi vuoto, con qualche sprazzo di Irene Curtoni. Denise Karbon e Manuela Moelgg ci mettono almeno la caparbietà. Intanto Tina Maze e Lindsey Vonn saranno lì a contendersi la pagnotta, siamo pronti a scommetterci.

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