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Questo articolo è stato pubblicato il 05 febbraio 2013 alle ore 14:09.

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Paolo Roncoroni (primo da destra) con alcuni compagni di squadra domenica scorsa all'OlimpicoPaolo Roncoroni (primo da destra) con alcuni compagni di squadra domenica scorsa all'Olimpico

Un'esperienza che vale la pena di fare, assistere a una partita del Sei Nazioni. La prima volta, poi, non si scorda mai. Ecco quella di Paolo Roncoroni, mediano di mischia nell'Uunder 16 del Rugby Como. (Gia. B)

Fin da quando ho iniziato a praticarlo ormai sette anni fa, il rugby è per me, oltre che un gioco e uno sport, una continua fonte di emozioni, esperienze e insegnamenti. Domenica 3 febbraio, allo Stadio Olimpico di Roma, Italia-Francia è stata la prima partita del Sei Nazioni che ho seguito allo stadio e non in televisione.

Dagli spalti ho ammirato un gioco stupendo sia alla mano sia al piede, schemi, placcaggi, drop, mete fatte e subite, vantaggi e svantaggi, che hanno regalato al pubblico e alla storia una partita stupenda.
Ma il rugby non era solo laggiù sul rettangolo verde, ma anche e soprattutto in tribuna. Sulle gradinate dello stadio ho visto i tifosi sventolare gagliardamente il tricolore, indistintamente italiano o francese, seduti l'uno vicino all'altro (sempre con l'immancabile birra in mano!) a ridere, scherzare, cantare insieme gli inni, a creare una suggestiva ola. Non c'erano reti o muri tra loro, c'era rispetto, unione, fratellanza, passione comune. Questo è il rugby!

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