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Questo articolo è stato pubblicato il 05 febbraio 2013 alle ore 13:41.

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(Afp)(Afp)

Una nave cinese punta un missile contro un'imbarcazione giapponese a largo della Cina orientale: è l'ultima puntata di un'«escalation pericolosa» fra due paesi in tensione (ma a un punto morto della contesa) per un gruppo di isole disabitate che i giapponesi chiamano Senkaku e i cinesi Diaoyu. Isole sotto controllo del Giappone da decenni che ora sono reclamate da Cina e Taiwan.

Itsunori Onodera, ministro della difesa giapponese, dice che Tokyo ha oggi inoltrato formale protesta. «È un comportamento estremamente anomalo, e noi crediamo che un piccolo errore possa portare a una situazione veramente pericolosa: quella cinese - ha concluso il capo della diplomazia nipponica - è stata una mossa azzardata.

L'incidente risale al 30 gennaio ma il governo giapponese ha presentato solo oggi formale protesta. Non è la prima volta che accade una cosa del genere, fa sapere il ministro della Difesa: il 19 gennaio i cinesi avrebbero diretto i radar verso un elicottero giapponese. In entrambi i casi si è trattato di azioni di disturbo, i cinesi puntano i radar ma poi li spengono e non sparano. I giapponesi dicono comunque che questo tipo di azione è un gesto ostile e rappresenta un innalzamento della tensione dalla estate scorsa quando i giapponesi hanno annunciato di voler acquisire tre delle cinque isole.

I cinesi hanno risposto imponendo una sorveglianza paramilitare vicino alle acque giapponesi. A colpi di radar e avvicinamenti alle coste nipponiche si gioca al gatto col topo, una pericolosa guerra di posizione dagli esiti imprevedibili fra la potenza e la superpotenza asiatica. La tensione così alta, temono gli analisti giapponesi e americani, potrebbe portare a un incidente la cui conseguenza sarebbe uno scontro militare dagli esiti imprevedibili ovviamente anche per l'economia mondiale.

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