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Questo articolo è stato pubblicato il 06 febbraio 2013 alle ore 16:20.

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Poco è mancato che la vittoria dell'Olimpico (il 23-18 sulla Francia che ha conquistato l'attenzone di tutto il mondo ovale) fosse accompagnata da una sorta di Slam. Perché anche le ragazze azzurre hanno battuto le francesi nel torneo al femminile e, a questo punto, l'en-plein è mancato solo per la sconfitta di misura subita dagli Azzurrini Under 20, che a Caltanissetta hanno ceduto ai pari età transalpini 13-6, primo tempo 13-3. Grande equilibrio, nella prima giornata, visto che gli altri due incontri di categoria (Inghilterra-Scozia e Galles-Irlanda) si sono conclusi sul 15-6 e sul 17-15.

Rispetto all'anno scorso - quando l'Italia, pur giocando bene più di una partita, le perse tutte - c'è stato un avvicendamento alla conduzione tecnica, con Gianluca Guidi al posto di Craig Green. E proprio Guidi stila un bilancio a due facce del primo incontro, nel quale, a fare la differenza, è stata una meta nel primo tempo, segnata da Selponi e trasformata da Mallet. «Rivedendo il match - dice - i rimpianti aumentano. Ci trovavamo di fronte quella che ritengo l'Under 20 più forte d'Europa e ci siamo battuti alla pari. Per questo perdere fa ancora più male. Di positivo resta la prestazione, ripartiamo da questa e speriamo di fare bene venerdì in casa della Scozia. Con una premessa: sarà durissima».

Se si chiede di analizzare che cosa non è andato per il verso giusto, il tecnico toscano la mette sul versante psicologico. «Questo gruppo di ragazzi viene da risultati negativi anche a livello di Under 18. Manca l'abitudine a vincere le partite, ad agguantare l'occasione. In un secondo tempo giocato spesso all'attacco, il momento decisivo è arrivato a cinque minuti dalla fine. Avevamo un lancio da rimessa laterale vicino alla loro linea di meta. Ebbene, abbiamo giocato questa touche come se fossimo stati a metà campo».

Sul prosieguo del torneo Guidi non si sbilancia. «Lasciamo che si concludano i primi due turni, poi verranno fuori i valori autentici. C'è da considerare, per esempio, che i francesi (e non solo loro) hanno avuto poco tempo per allenarsi insieme, perché giocano già nel massimo campionato. Adesso hanno cominciato a fare gruppo stabilmente e dovrebbero migliorare».

Insomma, di partita in partita il compito si farà più difficile? «Sì, ma l'obiettivo numero uno rimane quello di sviluppare i giocatori. D'accordo con il ct Brunel, stiamo lavorando in particolare su un percorso per tre ragazzi: Angelo Esposito, del Benetton, come estremo, Edoardo Padovani, del Marchiol Mogliano, come apertura, e Sami Panico, della Mantovani Lazio, come pilone-tallonatore. Ricordando sempre che i giovani sono libri in bianco: ci si possono scrivere tante belle pagine, ma basta poco e si rischia di buttare tutto nel cestino».

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