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Questo articolo è stato pubblicato il 06 febbraio 2013 alle ore 07:51.
L'ultima modifica è del 06 febbraio 2013 alle ore 08:11.

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«Too big to jail»: troppo grandi per finire in galera. Alla Casa Bianca, la battuta coniata in Parlamento sui processi contro gli analisti e i banchieri di Wall Street responsabili della crisi dei mutui è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.

Perché a cinque anni di distanza dal tracollo finanziario dell'economia dei mutui - il fattore che ha poi scatenato la crisi globale del credito - di cause contro Wall Street se ne sono viste molte, ma di condanne poche o nessuna: per farla franca senza ammettere responsabilità personali o societarie, banche e banchieri hanno pagato centinaia di milioni (e in alcuni casi miliardi) senza però ammettere colpe o riconoscere le proprie responsabilità. Un escamotage che non solo gli evita la galera, ma che li mette anche al riparo dalle cause civili per risarcimento danni: senza ammissione di colpa, non ci sono basi per le condanne in altri processi.

Ebbene, ora siamo in presenza di una svolta: nel suo secondo e ultimo mandato alla Casa Bianca, il presidente Obama sembra essere ben determinato (forse anche perché non rischia di perdere voti) non solo a portare e vincere più casi in tribunale, ma anche a minacciare con maxi-sanzioni la sopravvivenza stessa dei grandi operatori finanziari e delle società di rating che a vario titolo si sono resi responsabili di disinformazioni al mercato sulla reale pericolosità della «finanza innovativa».

La decisione di portare in tribunale Standard & Poor's per truffa sui rating subprime e di chiedere un risarcimento danni da 5 miliardi di dollari - una cifra senza precedenti - è infatti la seconda mossa importante dell'amministrazione americana in meno di un mese: prima della richiesta di danni a Standard & Poor's, accusata di aver nascosto al mercato l'irrazionalità dei rating che aveva dato ai derivati legati ai mutui subprime, c'è stata infatti la decisione di nominare un ex procuratore federale d'assalto nella lotta alla criminalità finanziaria del calibro di Mary Jo White alla presidenza della Sec. La White, prima di dimettersi con la nomina di George W. Bush alla Casa Bianca, è stata infatti il motore delle grandi inchieste degli anni 90 contro i giganti di Wall Street che manipolavano le Ipo e la Borsa. La White, isolata da Bush, si era poi ritirata alla pratica legale, approfondendo ulteriormente la conoscenza della cause contro banche e banchieri. Ora torna in prima linea dalla parte della Giustizia, e sarà probabilmente lei a portare avanti la causa contro Standard & Poor's.

E qui si colloca l'ultimo tassello del mosaico: sia la Sec sia il dipartimento di Giustizia hanno previsto nel bilancio 2013 un cospicuo aumento delle assunzioni di avvocati esperti in materia finanziaria. L'obiettivo non è solo quello di incassare multe, ma anche di dimostrare in tribunale che nessuno è «too big to jail».

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