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Questo articolo è stato pubblicato il 09 febbraio 2013 alle ore 17:04.

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TORINO. «Non so se sarà la rivincita delle primarie, mi sembra un po' difficile, però se dopo aver perso le primarie perderò anche la partita Juventus-Fiorentina, la prossima lo sfido o alla maratona o al calcio in costume». Matteo Renzi arriva per primo al mercato di Corso Peschiera a Torino. Ex partigiani, studenti, semplici passanti incuriositi. Il sindaco di Firenze stringe le mani e rassicura: «Forza, sono le ultime settimane».

E ancora: «Fidatevi di Bersani, il voto a Ingroia non serve a niente». Poco dopo arriva anche il segretario del Pd, che in mattinata ha chiuso il vertice dei progressisti europei al teatro regio lanciando un «patto per gli Stati Uniti d'Europa». I due ex competitor delle primarie si abbracciano, si lasciano fotografare e scherzano sulla partita che più tardi vedranno insieme allo stadio da due opposte tifoserie (Bersani per i bianconeri, il sindaco di Firenze ovviamente per i viola).

È il rush finale della campagna elettorale e il gap tra centrosinistra e centrodestra si assottiglia pericolosamente, mentre cresce il voto di protesta per Beppe Grillo. Renzi è ora decisamente in campo per la "ditta". Il segretario del Pd punta anche su di lui per riuscire a parlare all'elettorato indeciso e, perché no, ai delusi dal centrodestra. Dunque i tour elettorali dei due ex competitor delle primarie torneranno a incrociarsi in chiusura di campagna elettorale in Sicilia, una delle regioni in bilico che deciderà la maggioranza al Senato: comizio in tandem a Palermo mercoledì 21 febbraio. Sarà presente anche il presidente della Regione Rosario Crocetta, eletto dall'alleanza Pd-centristi. Quello del 1° febbraio a Firenze doveva essere l'unica iniziativa in comune con Renzi, come aveva detto lo stesso Bersani parlando di «divisione dei compiti». Ora la scelta del tandem finale a Palermo. Il voto si avvicina e la necessità di spendere tutte le risorse anche.

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