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Questo articolo è stato pubblicato il 09 febbraio 2013 alle ore 19:45.
Perdere 34 a 10 contro la Scozia "è il prezzo da pagare per continuare a crescere, per imparare". Parola di Jacques Brunel, commissario tecnico dell'Italrugby, che però aggiunge che "un prezzo così alto non lo possiamo pagare più". Perché alto è stato alto, forse troppo.
L'Italia ha provato a fare il suo gioco, insistendo anche quando ormai era chiaro che non stava funzionando e che la gestione del gioco non stava dando alcun frutto. "C'è tantissima delusione", ha aggiunto il capitano Sergio Parisse, ammettendo che all'Italia "è mancata lucidità e precisione nei punti di incontro". Non si possono però togliere "i meriti alla Scozia", ha continuato il numero 8 dello Stade francais.
In ogni caso, quello che il capitano azzurro ci ha tenuto a sottolineare è che nessuno del gruppo "ha sottovalutato la Scozia o si è montato la testa" dopo aver vinto con la Francia nella prima giornata del Sei Nazioni e nel dirlo sembrava anche convincente. Ha puntato il dito sulla "gestione" e su quanto accaduto nei punti di incontro anche il tallonatore Leonardo Ghiraldini.
"Forse abbiamo giocato troppo, forse avremmo dovuto essere più intelligenti nella gestione del gioco", ha affermato il numero 2 azzurro lasciano lo stadio, senza contare che "sotto il piano della lotta e dell'aggressività non eravamo come la settimana scorsa". Insomma, cercare di allargare il gioco, di far girare il pallone a volte può funzionare, altre no. Contro una Scozia che ha difeso e concretizzato ogni errore degli italiani, non si è rivelata la scelta migliore. Ma come ha detto Brunel, è il prezzo da pagare per continuare a crescere. Basta che il prezzo non continui a salire e la crescita ad allontanarsi.
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