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Questo articolo è stato pubblicato il 11 febbraio 2013 alle ore 13:56.

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Si chiama Mater Ecclesiae il monastero di clausura dentro le mura leonine dove andrà a risedere Papa Benedetto XVI una volta dimessosi. In un primo momento si trasferirà nel palazzo di Castel Gandolfo, normalmente utilizzato come residenza estiva, per poi tornare in Vaticano.

Il monastero Mater Ecclesiae si trova lungo le mura che Leone IV (847-855) fece erigere nel 847 per proteggere la Basilica di San Pietro dall'attacco dei Saraceni. Qui le monache di clausura, volute da Papa Giovanni Paolo II, sostengono con la loro preghiera il quotidiano servizio del Pontefice. Dal 2009 erano presenti le monache visitandine che però, in anticipo rispetto al previsto, hanno lasciato il monastero nel novembre del 2012 quando sono iniziati i lavori di ristrutturazione.

Le prime a essere chiamate nel monastero il 13 maggio 1994 - giorno del tredicesimo anniversario dell'attentato subito da Giovanni Paolo II in piazza San Pietro – sono state le clarisse che sono rimaste cinque anni. Poi sostituite dalle carmelitane scalze, e quindi dalle benedettine, le quali a loro volta, hanno concluso il quinquennio, passando il testimone proprio alle visitandine.

A chiarire i programmi di Benedetto XVI è stato lo stesso portavoce vaticano, Federico Lombardi: «Il Papa quando inizia la sede vacante si trasferisce in un primo momento a Castel Gandolfo e poi, quando sono terminati i lavori che sono in corso, si trasferirà in Vaticano dove c'è il monastero di clausura, sul colle vaticano». Ma il Papa «non sarà in clausura» ha spiegato padre Lombardi, rispondendo ai giornalisti. «Non credo che debba essere considerato recluso in nessun modo – ha detto -. Avrà la sua normale libertà. Certo è una situazione inedita, vediamo come la vivrà. Non posso dire tutto quello che farà», ma «più volte lui ha detto di voler dedicare l'età anziana alla scrittura, allo studio e immagino lo farà».

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