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Questo articolo è stato pubblicato il 14 febbraio 2013 alle ore 08:27.

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La recessione è lieve ma si prolunga: il Giappone accusa il terzo trimestre consecutivo di Prodotto interno lordo in contrazione, con un calo dello 0,1% tra ottobre e dicembre 2012 sui tre mesi precedenti, pari a un -0,4% annualizzato. Nel terzo trimestre dell'anno scorso, inoltre, il calo è stato rivisto in aumento dal -3,5 al -3,8% annualizzato. Gli ultimi dati preliminari sul Pil sono peggiori delle attese ma fanno gioco al Governo del primo ministro Shinzo Abe, entrato in carica a Natale, perché serviranno da un lato a marcare la differenza con l'operato del precedente esecutivo, dal'altro a rafforzare la posizione di Tokyo al G-20 di domani nel ribattere alle critiche verso le sue nuove politiche fiscali e monetarie, accusate di fomentare possibili "guerre valutarie".

Una ripresina dei consumi (+0,4%) non è bastata a compensare il contributo negativo provenienti dagli investimenti delle imprese, in calo del 2,6%, e dall'export (-0,2%). Ma sono dati pre-Abeconomia: ora tutti gli economisti stimano che la ripresa sia già in corso dopo che, ancora prima dell'insediamento del nuovo Governo, lo yen ha cominciato a indebolirsi.

La media delle previsioni degli analisti indicava una espansione annualizzata dello 0,4% negli ultimi tre mesi dell'anno scorso, dopo i recenti upgrading dei pronostici da parte di alcune banche d'affari. Lo yen ha cominciato a frenare bruscamente a partire dalla metà di novembre, quando furono annunciate le elezioni anticipate che avrebbero segnato il ritorno al potere del Partito Liberaldemocratico guidato da Abe. L' "Abeconomia" - un mix di stimoli fiscali e pressioni per una politica monetaria iper-espansiva finalizzata a mettere fine alla deflazione e indebolire lo yen - ha provocato, già prima di essere davvero attuata in concreto, un balzo della Borsa di oltre il 30% connesso al forte calo dello yen nell'ordine di circa il 15% sul dollaro e di circa un quarto sull'euro.

L'esecutivo - anche in sede G7 e in vista del G20 - continua e continuerà a sottolineare che la sua azione non è specificamente volta a indebolire lo yen, le cui oscillazione sarebbero solo un effetto collaterale del piano per la crescita e la fuoriuscita dalla deflazione che avrebbe conseguenze positive non solo per l'economia giapponese.

Proprio in base alla manovra di stimolo fiscale approvata dal Governo Abe e alle migliorate prospettive dell'export grazie a uno yen più debole, Nomura ha appena alzato le stime sull'anno 2013 a una crescita del Pil dello 0,7 (da +0,2%), mentre per il 2014 la stima è stata alzata da +1,1 a +1,3%: una quadro favorevole, afferma la banca d'affari, che potrebbe essere alterato più che altro da fattori di rischio esterni (provenienti da Europa e Usa attraverso i mercati finanziarie valutari).

Secondo un sondaggio del Japan Center for Economic Research, in media gli economisti prevedono un aumento del Pil giapponese del 2% per l'esercizio, che si apre il prossimo primo aprile e dello 0,3% nell'annata successiva, quando dovrebbe pesare l'atteso aumento dal 5 all'8% dell'imposta sui consumi. Tanto che c'è chi, come la Deutsche Bank, prevede come inevitabile una nuova recessione nell'anno fiscale 2014.

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