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Questo articolo è stato pubblicato il 14 febbraio 2013 alle ore 16:46.

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Pistorius e OJSimpson (Olycom)Pistorius e OJSimpson (Olycom)

Quattro colpi quattro nel buio. Poi, più nulla. Da Pretoria, in Sudafrica, la notizia che in pochi minuti ha fatto il giro del mondo.

Oscar Pistorius, il campionissimo dello sport paralimpico, il ragazzo che è riuscito a vincere la sua personalissima battaglia contro una disabilità che non gli ha impedito di diventare un protagonista di primo piano dello sport internazionale, è stato arrestato con l'accusa di aver ucciso la sua fidanzata con quattro colpi di pistola. Secondo le prime ricostruzioni, la donna si sarebbe introdotta nella villa di Pistorius per fargli una sorpresa. Che l'atleta avrebbe però interpretato in modo diverso, pensando nel buio della notte che si trattasse di un ladro. Gli spari, la disperazione. Domani il 26enne di Johannesburg risponderà alle domande del giudice in un'aula di tribunale. Per lui, potrebbe essere l'inizio di un incubo senza fine.
Un San Valentino rosso sangue. Come 25 anni fa. Nella notte del 14 febbraio del 1988 il pugile argentino Carlos Monzòn, uno dei più grandi boxer di ogni tempo, campione mondiale dei pesi medi (si battè anche con il nostro Nino Benvenuti), un asso ineguagliabile del guantone dei primi anni Settanta, litiga con la modella uruguaiana Alicia Muniz, la madre del suo quarto figlio. E' questione di attimi, forse meno. Per ragioni poco chiare, Monzòn è fuori di sé e non riesce a controllare la sua rabbia. Che si trasforma in tragedia in pochi minuti. La Muniz verrà trovata morta la mattina seguente. Secondo il giudice che si occupò del caso, si trattò di strangolamento. Il pugile venne condannato a 11 anni di detenzione. Che scontò però soltanto in parte. Monzòn uscì dal carcere nel 1995 in libertà vigilata e morì poco dopo in un incidente stradale.

Amore e morte, anche per gli sportivi da copertina. Nei mesi scorsi, ha occupato le prime pagine dei giornali inglesi la storia che ha visto coinvolto il giovane talento dello Stoke City, Andrew Hall, 18 anni e una carriera di professionista del pallone a portata di mano. Avrebbe ammesso davanti alle forze dell'ordine di aver ucciso la sua fidanzata con sessanta coltellate. Pare che la furia omicida del ragazzo sia stata innescata da un episodio di gelosia che avrebbe avuto luogo poco prima. La coppia si frequentava da circa un anno. Hall è stato condannato all'ergastolo.
E cosa dire del caso OJ Simpson, il campionissimo del football americano a stelle e strisce che, secondo le prove raccolte dalla giustizia Usa, nel 1994 fu responsabile dell'assassinio dell'ex moglie e di un caro amico. Dodici coltellate alla donna, 20 all'uomo. Primo e unico sospettato del delitto, fu proprio Simpson, che invece di rispondere alla convocazione della polizia di Los Angeles, decise di fuggire a bordo della sua Ford
Bronco. Le immagini dell'inseguimento furono trasmesse per settimane dalle tv di tutto il pianeta.

Il processo iniziò il 24 gennaio del 1995 e si chiuse quasi 9 mesi dopo, il 3 ottobre. Il verdetto della giuria spiazzò l'opinione pubblica: innocente. Ma il procedimento civile richiesto dai familiari delle vittime ribaltò la sentenza. Simpson finì in carcere. E fu per lui soltanto il primo capitolo di una lunga, lunghissima discesa negli inferi che culminò nel 2008 con la condanna a 15 anni per rapina e sequestro di persona.
Di campione in campione, di tragedia in tragedia. Il 25 giugno del 2007 a Fayetteville, in Georgia, vengono rinvenuti i cadaveri di Chris Benoit - uno dei più grandi wrestler di sempre, due volte campione del mondo, un simbolo della lotta-spettacolo - di sua moglie Nancy e del figlio Daniel. Per le forze di polizia della contea di Fayette, Benoit avrebbe ucciso i suoi cari prima di togliersi la vita impiccandosi nella palestra di casa. Un delirio e una disperazione che sarebbero durate ore, anzi, giorni. Pare infatti che l'omicidio della moglie sia stato commesso da Benoit almeno due giorni prima del gesto finale scelto dal lottatore per chiudere i conti con il proprio destino.

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