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Questo articolo è stato pubblicato il 16 febbraio 2013 alle ore 16:30.
L'ultima modifica è del 16 febbraio 2013 alle ore 10:35.

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(Ap)(Ap)

La crescita globale «resta debole», in uno scenario che presenta ancora «importanti rischi». Quanto ai cambi, «non devono avere come obiettivo la competitività». Sono i passaggi fondamentali del comunicato finale del G20 di Mosca (guarda le foto del summit). I venti Grandi dell'economia mondiale vogliono infatti muovere verso «un sistema di tassi di cambi determinato dal mercato», perché «movimenti disordinati hanno un effetto negativo sulla stabilità finanziaria ed economica». Da qui l'impegno a «evitare svalutazioni competitive» e a «resistere a ogni forma di protezionismo», mantenendo «i mercati aperti».

A Mosca, dove è si è appena conluso il vertice dei ministri delle Finanze dei Venti, anche l'italiano Vittorio Grilli è intervenuto sull'aspro dibattito sui cambi. Non si tratta di «guerra valutaria», ha spiegato, ma di «cambiamenti di impostazione macroeconomica nazionale che fanno parte di nuovi percorsi di stabilizzazione delle diverse economie».

Un concetto ribadito anche dal governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco: «Al G20 abbiamo concordato che non c'è una guerra delle valute», ha detto Visco, riferendo che durante i lavori la questione «è stata molto discussa, contrariamente alle aspettative. Meno se ne parla meglio è, non abbiamo nulla da guadagnare», ha aggiunto riferendosi alla mediatizzazione della questione. «Anche gli stessi giapponesi non hanno un movimento che danneggi l'euro direttamente, fanno politiche non per la crescita ma contro la deflazione, politiche interne». Visco ha ribadito che i tassi di cambio «non sono obiettivo di competitività».

Secondo il ministro non c'è alcun antagonismo, ma sinergia tra rigore e crescita, anche se nella riunione di Mosca «sarà difficile individuare misure concrete per la crescita».

Guerra valute? Draghi: un chiacchiericcio
Dopo una lunga riunione notturna, che ha coinvolto i vari membri del club allargato, Grilli ha fatto riferimento alla polemica sulle valute, definita da Draghi un «chiacchiericcio», e ha affermato: «C'è stata una discussione, ma penso che le parole di ieri del presidente della Bce fossero anche riassuntive del dibattito». Secondo Grilli, non si tratta di «interventi specifici di cambi ma sono il riaggiustamento dei valori di cambi a nuove evoluzioni macroeconomiche nazionali». Tuttavia il ministro ha aggiunto: «Spero che col G20 si ribadiscano quei principi generali e importantissimi che sono già stati espressi nel comunicato del G7». Cosa puntualmente avvenuta: «I tassi di cambio non devono avere come obiettivo la competitività», si legge nel comunicato finale del vertice.

I dati sulla recessione in Italia non sono una sorpresa
«I dati italiani non sono una sorpresa per il 2012», ha osservato ancora Grilli. «Che fossimo in una situazione di recessione era abbastanza noto e quindi forse è stata una sorpresa per qualche altro paese, però sicuramente non mi sembra una grande sorpresa». Inoltre, «i dati della commissione confermano che l'uscita da questa crisi è un'uscita difficile, per questo è importante l'impegno sia sulla stabilizzazione dei mercati sia sulle riforme». Grilli ha sottolineato che «ciò che si fa o non si fa in un paese ha un importante impatto sugli altri, per cui è importantissimo che questa azione di riforma sia profonda e comune».

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