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Questo articolo è stato pubblicato il 17 febbraio 2013 alle ore 16:25.

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«Spero che dal voto venga fuori una netta affermazione del Pd e della coalizione di centro-sinistra così da assicurargli la responsabilità di governo». Romano Prodi, 73 anni, è appena tornato nella sua Bologna dopo un tour de force di una settimana che lo ha portato in Senegal, Burkina Faso, Mauritania e Niger. Ogni giorno incontri con capi di stato, primi ministri, politici e società civile.

Da quando, l'11 ottobre scorso, è stato nominato inviato speciale dell'Onu per il Mali e il Sahel, continua a girare come una trottola. Anche per superare l'emergenza in Mali, Prodi vuole lanciare un Fondo internazionale di aiuti per lo sviluppo del Sahel, la lunga fascia di sabbia che attraversa l'Africa, dalla Mauritania alla Somalia, area tra le più povere e instabili al mondo. «È una umanità dolente. Per questo bisogna girare il mondo a chiedere la carità».

In queste settimane non è mai voluto entrare in quello che ha definito il "chiacchiericcio" della politica italiana. Ma stanco - come molti italiani - di ascoltare promesse che hanno preso a volare come gli asini ha deciso di rompere il suo silenzio con questa intervista al Sole 24 Ore.

Professore, come giudica questa campagna elettorale?
In conseguenza dei fuochi d'artificio di Berlusconi, la campagna elettorale è precipitata in una fase di promesse incredibili alle quali non potrà essere dato alcun seguito concreto.

Rispetto alle ultime elezioni c'è qualcosa di diverso?
La dose di aggressività e di vaghezza delle proposte attuali è superiore a quella delle elezioni precedenti.

Tuttavia la campagna di Berlusconi sembra stia dando i suoi frutti stando agli ultimi sondaggi...
Berlusconi ha posto sul tavolo mirabolanti e irrealistiche promesse di vantaggi a breve. Pure questa volta le sue promesse, pur esercitando una forte presa sugli elettori, si trasformerebbero in tragedie dopo qualche mese.

Anche nelle elezioni politiche del 2006 aveva usato la molla del taglio dell'Ici per attirare gli indecisi.
Il gioco è sempre lo stesso. Ripropone una misura fiscale - l'abolizione dell'imposta sugli immobili - che anche se nel 2006 non fu sufficiente a dargli la vittoria, gli fece guadagnare oltre cinque punti nell'ultima settimana. Questa volta, dato che il divario da recuperare è ancora maggiore, ha rincarato la dose promettendo non solo l'abolizione dell'Imu ma anche la restituzione di quanto pagato in precedenza.

È possibile realisticamente adottare simili misure?
Come sette anni fa, Berlusconi sa benissimo che l'Imu (Imposta municipale unica) è necessaria. I Comuni con questi soldi pagano la mensa dei bambini, lo scuola-bus, la pulizia delle strade. Insomma, finanziano le attività ordinarie dei servizi pubblici più vicini al cittadino. L'Imu - anche se doverosamente rimodulata, com'era nel mio governo - dovrebbe entrare totalmente nelle casse dei Comuni.

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