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Questo articolo è stato pubblicato il 19 febbraio 2013 alle ore 19:20.

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Il primo ministro tunisino Hamadi Jebali si è dimesso. Lo ha annunciato lui stesso,nel corso di un intervento su Hannibal Tv. Le dimissioni sono giunte a conclusione di una convulsa giornata culminata nell'incontro tra lo stesso Jebali e il presidente della Repubblica Marozuki. «Avevo promesso e assicurato che in caso di fallimento della mia iniziativa mi sarei dimesso dalla presidenza del governo ed è quello che faccio", ha detto in una dichiarazione trasmessa al termine di un colloquio con il capo dello Stato.

Con una dichiarazione destinata a tenere banco, Jamadi Jebali ha annunciato che non si candiderà alle prossime elezioni, ma che resterà in politica. Annuncio da interpretare, viste le fortissime frizioni che lo hanno diviso dal suo partito, Ennahda, di cui è segretario generale, che di fatto ha creato le condizioni per il fallimento del suo tentativo.

Jebali si era proposto di formare un governo di tecnocrati senza forti connotazioni politiche per tentare di placare le proteste e la fase di acuta tensione politica seguita all'assassinio di Chokri Belaid, un leader politico laico e d'opposizione. L'uccisione di Belaid ha catalizzato i malumori di una parte della popolazione nei confronti del partito islamico moderato a cui appartiene Jebali e ha pesato sui tentativi, finora rivelatisi vani, di rivitalizzare l'economia del Paese dopo la Primavera araba.

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