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Questo articolo è stato pubblicato il 21 febbraio 2013 alle ore 09:26.

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FERMO - Al trotto (non al galoppo), ma le indagini sul commercio e sulla macellazione illegale di cavalli in Italia proseguono. L'ironia si ferma qui. Il resto è tutto dannatamente molto serio. Il Corpo forestale dello Stato non si è infatti fermato dopo che, il 19 maggio 2010, un commerciante di Fermo venne multato con 19mila violazioni alla normativa sanitaria per la macellazione di equini non idonei al consumo alimentare.

Quel controllo diede vita all'"East horses" (cavalli dell'Est) che portò al sequestro di 655 passaporti equini falsi – prevalentemente di origine rumena – appartenenti a cavalli che non potevano essere destinati al consumo alimentare. In soli 20 mesi questa attività aveva fruttato a un unico mattatoio vantaggi economici illeciti per oltre 20 milioni. «La falsificazione dei passaporti – ricorda il comandante del nucleo provinciale del Corpo forestale di Ascoli Piceno, Piero Possanzini – riguardava per esempio esemplari da corsa, ai quali venivano somministrati farmaci che possono essere pericolosi per la salute umana, senza considerare il possibile utilizzo di sostanze dopanti».

Le successive indagini rivelarono che non si trattava di un caso isolato, «ma di una vera e propria organizzazione che ha visto coinvolti mattatoi e commercianti senza scrupoli – ricorda Possanzini – con la complicità di privati e veterinari compiacenti». La certezza che non poteva trattarsi di un caso isolato portò il Corpo forestale, nel giugno 2011, a controllare un mattatoio di Parma nel quale furono sequestrati altri 238 passaporti falsi relativi a una singola verifica per il 2010. Il "giro" è enorme al punto che Possanzini dichiara: «Ma secondo lei, dietro un business così lucroso e una girandola tale di passaporti che, oltretutto, possono essere utilizzati più volte, non c'è la criminalità organizzata?».

In attesa che a questo dia un contributo anche la Procura di Reggio Emilia che, come conferma al Sole-24 Ore il pm Catia Marina, titolare dell'indagine "East horses", è ancora in corso, saranno i magistrati pugliesi a dare una mano. Le indagini, che già il 2 dicembre 2010 evidenziarono che gli stessi passaporti falsi venivano utilizzati da un commerciante di Brindisi, portano dritte dritte in Puglia il cui profilo emergente è quello della centrale di smistamento dei passaporti falsi dei cavalli, italiani o meno, perlopiù dopati. Parte della carne dopata rimane in regione (dove si registra, a livello italiano, il maggior consumo) e parte prende la via dell'Emilia-Romagna.
Interessante sarà scoprire il ruolo – oltre che della malavita locale – della mafia balcanica, visto che, secondo Coldiretti, su 30 milioni di chili di carne equina importati nel 2012, la metà proviene dalla Polonia e un milione dalla Romania.

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