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Questo articolo è stato pubblicato il 22 febbraio 2013 alle ore 11:04.

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BRUXELLES – E' un quadro in chiaroscuro quello delineato dalla Commissione europea che stamani ha pubblicato le sue previsioni d'inverno. La situazione italiana rimane economicamente fragile, tanto che la disoccupazione rischia di aumentare pericolosamente sia nel 2013 che nel 2014. Più rassicurante, invece, il versante dei conti pubblici dove il risanamento degli ultimi anni sta portando i suoi frutti. Il paese potrebbe presto uscire dalla procedura di deficit eccessivo.

Secondo la Commissione, l'economia italiana rimarrà in recessione anche quest'anno. Dopo un calo del prodotto interno lordo del 2,2% nel 2012, il Pil scenderà dell'1,0% nel 2013. A livello annuo, un recupero è previsto solo nel 2014, con una ripresa dello 0,8%. Più preoccupante il dato sulle persone senza un lavoro. Il tasso di disoccupazione dovrebbe salire dall'8,4% del 2011, al 10,6% del 2012, all'11,6% del 2013, al 12% del 2014: circa 700-800mila senza-lavoro in più in quattro anni.
Tradizionalmente, il tasso di disoccupazione reagisce con ritardo all'andamento dell'economia. Rispetto a quelli di altri paesi della zona euro i livelli italiani sono elevati, ma non elevatissimi. In Francia, per esempio, le autorità comunitarie prevedono una disoccupazione dell'11% nel 2014.

Eppure, il dato farà discutere, alla luce di una controversa riforma del mercato del lavoro adottata dal governo uscente del presidente del Consiglio Mario Monti.
A parte piccole variazioni, le cifre sono in linea con quelle anticipate ieri dal Sole/24 Ore. A due giorni dal voto italiano i dati della Commissione sono destinati a essere usati dai partiti in una direzione o nell'altra. Chi lo vorrà, potrà accusare il governo di avere fatto poco per sostenere l'occupazione e l'economia. Lo stesso esecutivo potrà però ribattere che le previsioni delle autorità comunitarie, almeno sul fronte dei conti pubblici, rendono merito alla politica economica del governo Monti.

Secondo la Commissione, il deficit è stato del 2,9% del Pil nel 2012 e sarà del 2,1% del Pil nel 2013 e nel 2014, "grazie alla piena adozione delle misure di risanamento adottate nel 2011-2012". Sia quest'anno che l'anno prossimo, il disavanzo strutturale dovrebbe essere pressoché in pareggio, tra lo 0,1 e lo 0,5% del Pil. Il debito in compenso dovrebbe scendere solo dal 2014 in poi, dopo aver toccato un picco al 128,1% del Pil alla fine di quest'anno.
Questi dati potrebbero consentire al paese di uscire dalla procedura di deficit eccessivo, purché il nuovo governo dia ai suoi partner garanzie di politica economica. A Bruxelles come a Francoforte, il grande timore dell'establishment europeo è che il rischio Italia torni a preoccupare i mercati, come avvenne alla fine del 2011. "Tutti i partiti in lizza, in un modo o nell'altro, hanno promesso di rivedere le misure addottate in questi ultimi mesi. Non è rassicurante", spiegava di recente un esponente comunitario.

Poco incoraggianti anche i dati provenienti dall'Italia. Il Tesoro è pronto a rivedere al ribasso le previsioni di crescita per l'anno in corso. Secondo le indiscrezioni raccolte da Radiocor, nel prossimo Documento di economia e finanza (Def) che sarà diffuso il 10 aprile la stima del Pil sarà tagliata in linea con le ultime stime di Banca d'Italia, Fmi e Commissione europea a -1%. L'ultimo aggiornamento del ministero dell'Economia prevedeva un calo del Pil dello 0,2% quest'anno. L'Istat nell'ultimo comunicato sul Pil 2012 ha calcolato una flessione acquisita del Prodotto per l'anno in corso di -1%.

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