Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 27 febbraio 2013 alle ore 16:14.

My24

«Ho sempre saputo che la barca della Chiesa non è mia, non è nostra, ma è sua, di Gesù che non la lascia affondare». Tra le tante parole pronunciate oggi da Benedetto XVI nel suo ultimo discorso publico da Papa, ancora nella pienezza dei suoi poteri ma in effetti ormai quasi "emerito", c'è un concetto nuovo, destinato a rivoluzionare - in un lasso di tempo assai lungo - l'agenda della Chiesa.

Il papa teologo ha introdotto e oggi lo ha ribadito, il concetto di Pontefice "pro tempore", un po' come i presidenti della Repubblica. La carica del Papa (anche se le costituzioni legislative apostoliche prevedono l'istituto della rinuncia, come si è visto bene) era ed è a vita, quindi fino alla sua scomparsa. Altre cariche della vita civile italiana gli assomigliavano un po' - una per tutte era quella di Governatore della Banca d'Italia, riformata nel 2006 - ma il concetto sottinteso era diverso: si trattava di un incarico a tempo indeterminato. Accostare il concetto di ministero petrino a quelli del codice civile italiano è quantomeno azzardato, ma il gesto di Ratzinger è rivoluzionario a tal punto che gli stessi canonisti della Sacre Stanze faticano ancora ad inquadrare e soprattutto a prevederne gli effetti.

Benedetto XVI ha più volte detto che non è tempo di un nuovo Concilio, soprattutto perché deve ancora essere attuato il Vaticano II, specie in alcuni aspetti sensibili come la collegialità (concetto frenato dalle strutture della Curia). Ma la "rinuncia" ha in qualche modo la portata di un Concilio (o quasi) e i cardinali del Sacro Collegio - ai quali oggi Ratzinger ha mandato un messaggio di pacificazione spendendo parole di elogio per il segretario di Stato Tarcisio Bertone e per tutta la struttura centrale, percorsa da lotte interne - pare che stiano filtrando la grande novità anche attraverso questo prisma.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi