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Questo articolo è stato pubblicato il 28 febbraio 2013 alle ore 17:51.
Sull'Independent, un'analisi economica di Hamish McRae sostiene che gli italiani fanno all'eurozona un favore dando un colpo di freno all'austerità. «Le politiche imposte ai membri più deboli dell'eurozona hanno raggiunto i limiti del politicamente possibile».
«Grillo affossa la mossa per spezzare lo stallo italiano», titola il Financial Times dopo che il leader di M5S ha respinto la proposta di Bersani di formare un governo di minoranza. «Temiamo che il virus dell'instabilità si propaghi dall'Italia all'Europa», dice preoccupato al Ft Enrico Letta . «Siamo davvero in terra incognita». Sul sito del quotidiano britannico si susseguono titoli e commenti: «La confusione del voto innalza i costi d'indebitamento dell'Italia», «L'Italia guarda alla soluzione siciliana».
Sull'Economist si legge: «Un politico, un imprenditore, un comico e un economista entrano in una stanza… sfortunatamente non è una barzelletta, tutti puntano a essere il prossimo Primo ministro italiano…». La premessa introduce un grafico internazionale su cosa facevano di professione i leader politici prima del loro mandato.
Un editoriale del New York Times – intitolato «L'Italia non sceglie nessuno di quelli sopra» – sottolinea che «gli elettori italiani hanno sorpreso e spaventato governi e mercati finanziari con il ripudio dell'austerità e di gran parte dell'establishment politico».
Secondo il Nyt, «la paura di un'Italia ingovernabile e di una nuova crisi dell'eurozona potrebbe rivelarsi giustificata». Poiché nessun partito ha la maggioranza, c'è scarsa chance di rinegoziare la «camicia di forza economica» chiesta dalle istituzioni finanziarie europee o di attuare le necessarie riforme.
Per decenni – ricorda l'editoriale - l'establishment politico italiano, indipendentemente dal partito, non si è occupato dei ben noti problemi italiani, l'eccessiva burocrazia, la corruzione, la criminalità organizzata, le tasse inique e regressive e la crescita economica anemica.
«Un voto di protesta guidato dalla rabbia della gente non è sorprendente». I grandi perdenti sono stati i centristi di Monti e il Pd di Bersani. I grandi vincitori sono stati il Movimento Cinque Stelle, anti-establishment, e il Pdl di Berlusconi che si è «rifatto» l'immagine come anti-establishment e anti-austerità.
Rifiutando l'alleanza con Bersani, Grillo «ha lasciato aperta l'opzione di appoggiare misure di riforma specifiche proposte da altri partiti». Ciò non promette un governo stabile e potrebbe preludere a nuove elezioni quest'anno, «ma è probabilmente la migliore speranza per attuare almeno alcune delle riforme politiche e delle leggi anticorruzione di cui l'Italia ha disperatamente bisogno e che molti elettori stufi vogliono disperatamente».ù
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