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Questo articolo è stato pubblicato il 03 marzo 2013 alle ore 11:24.

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La nuova legislatura non è ancora iniziata. Eppure Roma sta già sperimentando l'impatto dell'«invasione» pacifica del Movimento 5 Stelle nelle aule parlamentari dopo l'exploit alle elezioni del 24 e 25 febbraio. Sono in centinaia davanti a Montecitorio a trasformare l'apertura domenicale per la visita al Palazzo che ospita i lavori dei deputati in una prima manifestazione di quello che sarà a partire da metà mese. L'appello si è levato sabato dal sito del coordinamento laziale del Movimento guidato da Beppe Grillo: «Tutti in Parlamento, la casa dei cittadini!».

Detto, fatto. L'afflusso di cittadini davanti alle porte della Camera è di gran lunga superiore rispetto a quello delle altre domeniche "a porte aperte", come rilevano anche le forze dell'ordine in servizio. Un avviso di quello che succederà con la convocazione ufficiale delle nuove Camere in cui debutteranno i 163 eletti (109 sono deputati, 54 i senatori) del Movimento 5 Stelle.

Riunione senza giornalisti
Via i giornalisti dalla hall dell'hotel Saint John di Roma, un militante che sulla soglia delle scale controlla chi può accedere alla prima riunione degli eletti del MoVimento 5 Stelle. Ma i giornalisti di agenzia riescono comunque ad entrare nella saletta riservata del seminterrato dell'albergo. E riescono ad assistere a tutta la prima parte della riunione. Sedie disposte in circolo, per accogliere oltre 100 persone tra cui almeno una settantina di neoparlamentari grillini. A moderare il dibattito, due esponenti romani del Movimento, e una - si riesce a riconoscere - è Roberta Lombardi. E allora tre minuti di intervento ciascuno per i "cittadini" che sull'onda dello tsunami grillino siederanno ora sui banchi di Camera e Senato: ci si presenta, anche solo per nome, si dice la regione e la Camera d'elezione. E poi la propria opinione sul tema del meeting: come strutturare la comunicazione interna tra gli eletti? Perché sul rapporto con la stampa si discuterà domani, alla presenza di quello che viene chiamato "lo staff", ovvero Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio su tutti. Come dice candidamente un eletto siciliano: «Casaleggio ha costruito un impero, ne sa più di noi, parliamone domani con lui». E un altro eletto aggiunge: «la linea comunicativa da tenere all'esterno ci verrà data domani, oggi non ne parliamo. I giornalisti - è il consiglio ai colleghi - prendeteli per il culo come ho fatto io oggi, divertitevi... Tanto la nostra notorietà durerà 15 giorni, poi i parlamentari normali non se li file più nessuno, non sono come i ministri: Scilipoti lo conoscevano tutti solo perchè ha tradito...». Insomma, «la linea di comunicazione all'esterno ce la darà domani Beppe, ma noi ci siamo con le nostre facce: basta gossip da pizzeria, pasta parlare con la stampa. Sì invece al feedback con chi ci ha eletto, scrivete sulla vostra pagina Facebook». E soprattutto, è il suggerimento di un altro eletto, «sulla mail ufficiale di Camera e Senato dobbiamo rispondere ai cittadini». Di temi politici come le alleanze future e la linea da tenere in Parlamento non si discute affatto.

La mattinata di Grillo
In mattinata Grillo ha evitato di rispondere alle domande dei giornalisti appostati sui due ingressi della villa a Marina di Bibbona (Livorno), dove si trova da venerdì. Per lui, ancora una seduta di jogging in spiaggia, incappucciato fino a essere irriconoscibile. Subito dopo pranzo dovrebbe lasciare la località marina e raggiungere Roma. Intanto, la villa è diventata la meta di turisti e gitanti che si scattano foto di gruppo davanti sia al cancello principale e a quello secondario, che porta direttamente sulla spiaggia. E un gruppo di persone ha anche suonato al campanello della villa, sperando di poter parlare con Grillo ma senza ottenere risposta.

Intervista solo ai giornali stranieri
Comunque Grillo continua a rifiutare dichiarazioni alla stampa italiana mentre concede un'intervista al settimanale statunitense Time e al quotidiano New York Times. In un post sul suo blog attacca, invece, la possibilità per i parlamentari di cambiare partito e casacca senza alcuna sanzione parlando di «circonvenzione di elettore»:
«È una pratica molto comune nel Parlamento Italiano - sostiene Grillo - adottata da voltagabbana, opportunisti, corruttibili, cambiacasacca».

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