Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 04 marzo 2013 alle ore 15:28.

My24

Leggi contro la corruzione e la mafia; conflitto di interessi; costi e sobrietà della politica; interventi immediati sull'urgenza sociale; interventi positivi sull'economia; green economy; diritti sulla cittadinanza e sulle coppie omosessuali; scuola e diritto alla studio. Pier Luigi Bersani, indifferente agli sbeffeggiamenti di Beppe Grillo, prepara il programma in 8 punti in base al quale presentarsi alle Camere con un governo di minoranza o di scopo appoggiato di volta in volta, sui provvedimenti, dai parlamentari grillini. Lo schema resta lo stesso, dunque. Ed è lo schema sul quale Bersani chiederà, e otterrà, la delega da parte della direzione nazionale mercoledì. A Largo del Nazareno puntano all'unanimità, ma comunque il segretario non dovrebbe avere problemi a portare a casa su questo punto la maggioranza dei voti (almeno 65-70%).

Prioritario evitare l'"abbraccio" del Pdl
Il punto vero è che tutti, Bersani in primis, sanno che il tentativo di aprire ai grillini per mettere in piedi un qualche governo è molto probabilmente destinato a fallire. Chiara la strategia di Bersani di inchiodare il Movimento 5 Stelle alla responsabilità di precipitare il Paese verso il voto anticipato dopo aver rifiutato un programma contenente molti dei punti cari ai grillini, dal conflitto d'interessi ai costi della politica. L'obiettivo vero di Bersani e di parte del Pd è quello di evitare l'abbraccio del Pdl e il governo tecnico o del presidente che dir si voglia.

Il dialogo con il M5S e gli scenari in caso di fallimento
La domanda è: che cosa accade il giorno dopo il probabile naufragio del tentativo di Bersani, sempre che il capo dello Stato decida di dargli il mandato? Ed è qui che si apre la vera partita interna al Pd, partita che investe direttamente la leadership. Se infatti nei giorni scorsi gli uomini vicini a Bersani avevano fatto trapelare che in caso di fallimento del tentativo di dialogo in Parlamento con il M5S il segretario si sarebbe dimesso, ora la tentazione dei fedelissimi è il ritorno alle urne anticipate con lo stesso candidato premier, ossia Bersani. «Per quanto mi riguarda, Bersani rimane la figura più forte per la campagna elettorale e anche per gestire il governo», ha dichiarato il "rosso" Stefano Fassina. E su questo, di certo, si arriverebbe allo scontro.

Gli umori interni al partito
«Sembrano i colonnelli al fianco di Gheddafi quando ormai era già finita», è la metafora non benevola di un dirigente di estrazione margheritina. Il passaggio di consegne a Matteo Renzi è nelle cose per molti dirigenti democratici. Lo ha detto chiaramente Enrico Letta e lo pensa Dario Franceschini. Financo Massimo D'Alema, che comunque in direzione appoggerà la proposta di Bersani, non vedrebbe molte alternative alla carta Renzi. Se insomma la situazione dovesse precipitare verso urne anticipate, giugno o ottobre-novembre che sia, il Pd non strettamente bersaniano è pronto a consegnarsi al sindaco di Firenze per la battaglia delle urne contro Grillo. Non è un caso che Renzi, pur esprimendo chiaramente le proprie opinioni (a cominciare dal fatto che i finanziamenti pubblici ai partiti andrebbero aboliti del tutto e non dimezzati come continua a sostenere Bersani), stia in queste ore appositamente a distanza. Anche la riunione dei parlamentari che fanno riferimento a lui (una cinquantina) è stata sconvocata. Renzi non voleva che sembrasse una riunione di corrente in vista della direzione. Alla finestra, giocando fino in fondo la carta di gran riserva del Pd e senza attaccare il segretario: questa la linea del sindaco di Firenze.

L'ipotesi "Governo del Presidente"
Piuttosto anche la soluzione B delle urne anticipate con Renzi candidato premier potrebbe sfumare di fronte alla proposta di un governo del presidente, di scopo, per affrontare l'emergenza economica. «Bastano un paio di aste andate male...», dice il dirigente di estrazione margheritina. Non a caso D'Alema, nel presentare alla Camera la biografia di Giorgio Napolitano scritta dall'editorialista del Corriere della sera Paolo Franchi, si è espresso in questi termini: «In un tempo in cui sembrano prevalere volgarità e qualunquismo e la politica sembra essere diventata una cosa brutta, il Paese ha nelle virtù di questo uomo politico una delle sue ultime riserve, in un momento di crisi così acuta».

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi