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Questo articolo è stato pubblicato il 03 marzo 2013 alle ore 11:07.

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«E proprio qui, ai piedi di questa stupenda policromia sistina, / si riuniscono i cardinali – / una comunità responsabile per il lascito della chiavi del Regno... / La policromia sistina allora propagherà la Parola del Signore: / Tu es Petrus – udì Simone, il figlio di Giona. / «A te consegnerò le chiavi del Regno...» / Era così nell'agosto e poi nell'ottobre / del memorabile anno dei due conclavi, / e così sarà ancora quando se ne presenterà l'esigenza / dopo la mia morte».

Era il 2002 e Giovanni Paolo II, già segnato dalla malattia, pubblicava il suo ultimo testo poetico, il Trittico romano che aveva al centro l'affascinante "policromia sistina".
Sotto quelle volte affrescate da Michelangelo cinquecento anni fa, davanti all'emozionante "Giudizio Finale" che l'artista avrebbe condotto a termine trent'anni dopo, si compiva nel 1978 la straordinaria esperienza dei due conclavi che avrebbero eletto pontefici prima il patriarca di Venezia, il cardinale Albino Luciani col nome di Giovanni Paolo I il 26 agosto 1978, e poi l'arcivescovo di Cracovia Karol Wojtyl/a il 16 ottobre 1978 come Giovanni Paolo II. In quei versi egli faceva balenare già il futuro («così sarà... dopo la mia morte»), compiutosi il 19 aprile 2005 con l'elezione di Benedetto XVI. E ora, a distanza di quasi otto anni – in un contesto del tutto inedito (tranne rare e remote eccezioni, come quella di Celestino V nel 1294, già presentata in queste pagine) a causa della rinuncia del predecessore – un nuovo papa verrà eletto in quella stessa Cappella che sulla parete destra reca la simbolica scena evangelica della "consegna delle chiavi" a Pietro, dipinta dal Perugino.

E ciò che avviene attraverso il cosiddetto "conclave", un termine evidentemente legato all'isolamento in cui i cardinali elettori conducono quell'atto capitale della vita e della storia della Chiesa cattolica, rinchiusi "a chiave" nello spazio sacro della Cappella Sistina. L'elezione del Romano Pontefice, detto "papa" con un vocabolo greco (papas) che semplicemente significa "padre", è disciplinata da un testo ufficiale promulgato da Giovanni Paolo II il 22 febbraio 1996. È la costituzione apostolica Universi Dominici Gregis il cui cuore era, comunque, già recepito nel canone 332 § 1 del Codice di Diritto Canonico del 1983: «Il Romano Pontefice ottiene la potestà piena e suprema nella Chiesa con l'elezione legittima, da lui accettata, insieme con la consacrazione episcopale. Di conseguenza l'eletto al sommo pontificato che sia già insignito del carattere episcopale ottiene tale potestà dal momento dell'accettazione. Che se l'eletto fosse privo del carattere episcopale, sia immediatamente ordinato Vescovo».

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