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Questo articolo è stato pubblicato il 03 marzo 2013 alle ore 11:07.

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Questa puntualizzazione sul carattere episcopale o meno dell'eletto – ovviamente necessario per esercitare l'ufficio di Vescovo di Roma, sostanziale per essere papa – rivela che il raggio degli eleggibili è molto vasto e di per sè va oltre il Collegio cardinalizio. In passato, per secoli, l'elezione del pontefice cadeva spesso su un semplice prete e persino su un diacono.

Curioso fu il caso di Adriano V, Ottobono di Teodisco Fieschi dei conti di Lavagna, che fu eletto l'11 luglio 1276 mentre era diacono, si ammalò ben presto e morì il 16 agosto successivo, senza essere consacrato prete e vescovo (Dante lo collocherà nel Purgatorio XIX, 88-145, nel cerchio degli avari). Tuttavia, egli rimane nella serie dei Sommi Pontefici proprio perché si riteneva che avesse già la giurisdizione dal momento dell'accettazione, prima ancora del l'ordinazione episcopale che – come si nota nel canone citato – deve comunque essere "immediatamente" (statim in latino) compiuta.
Le riunioni del conclave obbediscono a regole stabilite, oltre che dalle norme generali della citata Universi Dominici Gregis, anche da un Ordo rituum Conclavis, emanato nel 1998. L'11 giugno 2007 Benedetto XVI con un "motu proprio" ha prescritto per le votazioni che, anche nel caso di ballottaggio, la maggioranza richiesta per l'elezione del papa sia sempre, in ogni scrutinio, quella qualificata dei due terzi dei suffragi. In questo caso, però, i due candidati del ballottaggio sono privi di voce attiva. Sui tempi di indizione del conclave – come ormai è noto – ulteriori indicazioni concrete sono state offerte nei giorni scorsi dal nuovo "motu proprio" Normas nonnullas emesso da Benedetto XVI con la data del 22 febbraio. Ma su questa prassi e sulle sue regole si è già scritto molto sui giornali. Noi, invece, vorremmo ora risalire a un tema di base, ossia alla radice stessa del papato e al suo vincolo con la figura del "principe degli apostoli".

Il legame di Pietro, il primo dei papi, con Roma – come si è avuta occasione di dibattere su queste stesse pagine – è ben fondato a livello storiografico ed è su questo tema che ora offriremo qualche spunto essenziale, procedendo per gradi. Il punto di partenza è in un brano allusivo che suggella il Vangelo di Giovanni. In esso, Gesù annunzia il destino futuro a Pietro, appena investito del ministero di «pascere gli agnelli/pecorelle» del gregge di Cristo: «Quando sarai vecchio, tenderai le tue mani e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi» (21,18). L'espressione «tendere le mani» sembra alludere alla prassi della crocifissione che era, tra l'altro, preceduta anche dal fatto che il condannato portava l'asse trasversale della croce con le mani legate a esso, prima che vi fossero inchiodate una volta giunto sul luogo del supplizio.

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