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Questo articolo è stato pubblicato il 05 marzo 2013 alle ore 11:59.

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(Ansa)(Ansa)

La Procura di Napoli ha avviato un'inchiesta e disposto il sequestro dell'area di Città della Scienza, il cui museo è stato quasi completamente distrutto da un incendio divampato nella tarda serata di ieri, subito propagatosi nonostante l'intervento di cinque squadre di vigili del fuoco. C'è voluta tutta la notte per domare le fiamme. Da questa mattina è in corso un sopralluogo cui partecipano polizia, pompieri e il magistrato. Al lavoro la scientifica per i rilievi del caso.

Si fa strada l'ipotesi – non ancora supportata da fonti ufficiali – che l'incendio sia stato provocato e che volesse essere un gesto simbolico contro la città e contro quel che di buono essa ha. La prova dell'attenzione a livello internazionale per la struttura della Fondazione Idis è nei numerosi messaggi di solidarietà che provengono da tutto il mondo e stanno inondando i social network.
Da Città della Scienza parte un messaggio chiaro: «Continueremo a svolgere le nostre numerose attività nelle sedi a monte di via Coroglio che non hanno subito danni, e che sono pari a circa un terzo della struttura». Mentre il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, twitta: «Napoli è sotto attacco». «Oggi migliaia di ragazzi e bambini di Napoli si sono svegliati piangendo per la distruzione di Città della Scienza - scrive il sindaco - Napoli è sotto attacco!»

La cronaca della notte
Tutto distrutto il museo, rimangono solo i muri perimetrali. Parliamo del museo della scienza di Bagnoli, noto nel mondo, che era stato realizzato nell'area ex Italsider negli anni 90, su iniziativa di Vittorio Silvestrini, e per volontà di Antonio Bassolino, sul modello de La Villette di Parigi.
Le fiamme divampate intorno alle 21 e 30 si sono subito propagate, tanto che per i vigili del fuoco, allertati dal custode, non c' e stato molto da fare: in poco tempo tutti i capannoni a valle di via Coroglio, sul lato mare, sono stati divorati e distrutti, lasciandone solo uno in piedi.
L'incendio, per fortuna, non ha fatto vittime, sia per l'ora, sia perché ieri la struttura, come tutti i lunedì era rimasta chiusa al pubblico.
Museo interattivo, con un planetario, centro congressi e di formazione, incubatore d'impresa, la struttura della Fondazione Idis, controllata dal comune di Napoli e dalla regione Campania, aveva avuto negli ultimi anni una parentesi meno felice con l'esternalizzazione di alcune funzioni strategiche, che adesso si stavano riportando sotto la gestione della società pubblica, con successo e positivi risultati.

La storia
Ora con la struttura, che venne realizzata su progetto dell'architetto napoletano, Massimo Pica Ciamarra, si perde un pezzo importante della città che da lavoro a 160 persone nel totale, andando ad aggravare le condizioni critiche di una regione con tassi di disoccupazione ormai elevatissimi e una economia al tracollo.

Le reazioni
«Il rogo di questa notte è un attentato alla civiltà e alla democrazia, Napoli e con essa il Paese intero vede ancora una volta andare distrutti i germi del futuro e del riscatto: impegnamoci immediatamente, istituzioni e cittadini, nella ricostruzione delle strutture andate distrutte e con esse del tessuto civile della città – ha detto il vice presidente vicario del Parlamento europeo, Gianni Pittella –. La mia solidarietà e il mio sostegno vanno al Comune di Napoli e alle autorità di gestione che hanno raggiunto con questa iniziativa straordinari risultati di diffusione e di coinvolgimento dei giovani nell'amore per lo studio delle scienze e nella ricerca. Invito a non mollare le tante imprese che stanno nascendo grazie al supporto pubblico nell'area di Bagnoli. Sono convinto che la Procura di Napoli farà presto luce sull'accaduto e assicurerà alla giustizia i responsabili», ha concluso Pittella.
«La politica ha da commentare una vicenda di straordinaria gravità. La città della scienza è stata un simbolo del riscatto del Sud e della città di Napoli. Quest'incendio ha prodotto una ferita così terribile al patrimonio culturale merita una risposta immediata dello Stato, altrimenti diventa il simbolo di un'Italia che si incenerisce».

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