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Questo articolo è stato pubblicato il 08 marzo 2013 alle ore 07:34.

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(Afp)(Afp)

È arrivata per la prima volta in Australia nel 2008, quando ancora questa meta lontana non era diventata il sogno di molti giovani italiani. Sei mesi passati a Melbourne per un tirocinio universitario e ottenere la laurea in psicologia. Poi il rientro in Italia, lo scontro con la situazione economica instabile di un Paese in difficoltà. L'inutile ricerca di un lavoro per potersi creare una vita autonoma e indipendente. E la decisione di ripartire, nel 2010. Oggi Linda Borra ha 31 anni e vive a Brisbane. Il suo obiettivo è quello di ottenere un permanent residence perché si è innamorata «di questa terra lontana, dove ho trovato democrazia, rispetto e civiltà nelle persone che incontro per strada; un posto dove, se una persona è onesta e lavora sodo, riesce a ottenere una carriera e una buon qualità di vita».
«Non è facile vivere lontano dalla famiglia e dagli amici – racconta Linda – e non nascondo che l'Italia mi manchi. Le difficoltà sono molte: la solitudine, la lingua e cultura straniera, l'ansia e il timore di fallire, il costo elevato della vita in questo continente e la ricerca del visto giusto che apra le porte a una permanenza stabile».

Il problema dei visti e il sistema Skill Select
Sono proprio i visti il cruccio di molti giovani italiani che partono alla ricerca di un futuro migliore. Le leggi australiane cambiano spesso, solitamente il 1° gennaio e il 1° luglio di ogni anno, per seguire l'andamento e soddisfare le richieste del mercato del lavoro del continente. Nel luglio 2012 è stato introdotto un sistema chiamato SkillSelect, per creare un database di lavoratori stranieri da cui le aziende possono attingere qualora non trovassero australiani qualificati (ecco il sito di Skill Select). L'ultima modifica, che ha toccato il visto Skilled Migration Visa, il più diffuso fra lavoratori stranieri altamente specializzati, è stata apportata pochi giorni fa dal nuovo ministro dell'Immigrazione e Cittadinanza, Brendan O'Connor, entrato in carica lo scorso 4 febbraio. Con non poche polemiche da parte del partito in opposizione e da parte delle aziende collocate in aree regionali dove pochi australiani vogliono andare a vivere. Lo scopo delle variazioni introdotte, che impongono maggiori controlli nel verificare la veridicità delle specializzazioni e la conoscenza della lingua dei lavoratori stranieri, è quello di proteggere gli australiani da eventuali abusi da parte di datori di lavoro che preferiscono personale proveniente da altri stati per posizioni che potrebbero essere occupate da concittadini. Questi cambiamenti, in concomitanza con il rallentamento dell'economia australiana nell'ultimo semestre e il conseguente calo della richiesta di lavoratori stranieri a cui offrire un visto temporaneo o permanente, rendono sempre più difficile l'accesso al continente.

Le alte commissioni degli immigration agent
Anche il costo dei visti stessi può rappresentare un ostacolo: la richiesta tramite un immigration agent può arrivare a costare fino a 10mila dollari australiani (7800 euro), cifra che varia in base al tipo di visto richiesto e al numero di persone da includere nello stesso. «Va quasi sempre tutto bene quando si arriva come studenti o con l'ormai noto Working Holiday Visa - spiega Linda - il visto più rapido per emigrare, che permette di lavorare fino a un massimo di 6 mesi con lo stesso datore di lavoro. Le cose si complicano se si vuole fare sul serio e restare qui in modo permanente».

Il boom degli emigranti italiani
Il numero di italiani che valuta il trasferimento permanente o semipermanente è in aumento. Il fenomeno si è riproposto negli ultimi anni, sebbene senza l'intensità del secondo dopoguerra, dove la comunità italiana aumentò da circa 33.500 individui a 289.000. Secondo i dati forniti dall'Australian Bureau of Statistic, fra il 2000 e il 2010 il numero degli arrivi dall'Italia è passato da 438 a 1077, pari al 146%, rispetto al 94% del numero totale di cittadini provenienti da tutto il mondo. Ma fornire numeri che rispecchiano la realtà è difficile: il censimento australiano, effettuato nel 2011, non è obbligatorio. Inoltre la maggior parte dei giovani fra i 18 e i 30 anni lasciano l'Italia con un visto Working Holiday, senza la necessità di comunicare alle autorità italiane il temporaneo trasferimento; e, una volta deciso e aver ottenuto successo in Australia, non comunicano il cambio di residenza nel comune di origine. L'iscrizione all'A.I.R.E., il registro degli italiani residenti all'estero, è obbligatoria ma molti sono i casi di italiani emigrati che non adempiono all'obbligo. Nonostante queste premesse, secondo i dati del Consolato italiano di Sydney fra marzo 2010 e novembre 2011 il numero di iscritti all'A.I.R.E. nati in Italia ha subito incremento di più di 1000 unità, di cui 365 di età compresa fra i 18 e i 30 anni. Anche il numero di cittadini italiani che ottengono una residenza permanente è cresciuto secondo i dati registrati nel Nuovo Galles del Sud: da 348 unità nel 2007 a 460 nel 2011.

Pianificare la partenza sui social network
In aumento anche i siti e le pagine Facebook dedicate all'Australia, per scambiarsi consigli per pianificare la partenza, «ma vanno presi un po' con le pinze - specifica Linda - . Bisogna informarsi e fidarsi solo dei siti ufficiali delle istituzioni. Per avere successo in Australia bisogna avere una buona conoscenza della lingua inglese, un buon titolo di studio, possibilmente richiesto nelle liste pubblicate dal Governo, onestà e voglia di lavorare». E fra i consigli di Linda per preparare la valigia, «i certificati di laurea e specializzazioni varie e una buona dose di pazienza. Never give up, prima o poi la costanza viene premiata».

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