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Questo articolo è stato pubblicato il 08 marzo 2013 alle ore 10:52.

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Per Grillo «è venuto il momento di dimostrare che il suo non è solo un partito di protesta». Dopo il sorprendente trionfo elettorale del mese scorso, gli italiani si aspettano delle risposte dal M5S. Questo «segnerà la differenza tra la critica costruttiva e la sterile opposizione». Il Financial Times, con un editoriale pubblicato sulla versione cartacea («Il rancore di Grillo»), chiede al «comico-diventato-politico» di uscire allo scoperto. Nell'interesse dell'Italia, in primis. Ma anche della gran massa di elettori che diversamente potrebbe riservargli brutte sorprese.

Alla lunga l'incertezza conquisterà i mercati
L'analisi del quotidiano britannico parte dai possibili scenari legati al perdurare dello stallo sulla formazione del Governo. «Quasi due settimane dopo le elezioni senza esito, non c'è ancora chiarezza su chi governerà l'Italia. I mercati hanno adottato sinora un atteggiamento benevolo. I rendimenti sul debito italiano sono solo di poco superiori rispetto a prima del giorno delle elezioni. Tuttavia, nel lungo periodo, l'incertezza politica è destinata a intaccare la fiducia degli investitori». E ciò, secondo il Financial Times, «potrebbe ulteriormente danneggiare la fragile economia italiana».

La mano tesa dagli otto punti di Bersani
Il giornale informa i lettori che Pier Luigi Bersani, il leader dei democratici, ha presentato questa settimana un programma di otto punti sul quale cercherà il sostegno parlamentare. Pur accennando ai limiti intrinseci di quella proposta («strizza l'occhio a sinistra ed è a corto di dettagli su come i maggiori benefici sociali sarebbero finanziati»), per il Financial Times è comunque un punto di partenza. «Molti degli otto punti di Bersani, come ad esempio il taglio dei costi della politica governo, calzano a pennello con il programma elettorale presentato da Beppe Grillo e il suo Movimento a Cinque Stelle». Il M5S per ora sembra intenzionato a rimanere coerente con la sua posizione iniziale. «Eppure, se continua a rimanere ai margini, si negherà ai suoi elettori la possibilità di vedere concretizzate molte delle politiche per le quali hanno votato». E questo, avverte il foglio economico, potrebbe rivelarsi «costoso». In caso di ritorno alle urne, infatti, «l'elettorato potrebbe concludere che la forza politica di Mr Grillo non è affidabile sul piano di governo».

Il nodo irrisolto dell'economia e il no all'euro
Per Grillo c'è poi la questione spinosa delle ricette economiche avanzate in campagna elettorale. Il suo programma «prevede promesse sontuosi, come dare un "salario di cittadinanza" a tutti gli italiani. Tuttavia, accanto ad alcuni vaghi riferimenti alla necessità di ridurre i costi dell'amministrazione statale, il MoVimento non ha ancora spiegato come finanzierebbe la sua generosità». Infine il problema della permanenza nell'euro. Anche qui si impone per Grillo una chiara manifestazione di intenti. «Grillo vuole un referendum sulla moneta unica. Bisognerebbe essere chiari se si ritiene meglio per l'Italia tornare alla lira».

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