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Questo articolo è stato pubblicato il 08 marzo 2013 alle ore 14:03.

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Un solo canale televisivo pubblico, senza pubblicità, informativo, informativo e culturale, indipendente dai partiti. Vendita ad azionariato diffuso, con proprietà massima del 10%, di due canali televisivi pubblici.

Nessuno a più del 10% su ogni canale tv.
Sono questi due punti dell'articolato e radicale programma del Movimento5Stelle sull'informazione, che va quindi analizzato come tale. Non si può reagire dicendo semplicemente: i canali e la pubblicità andranno a Berlusconi. Un altro punto, infatti, prevede che «nessun canale televisivo con copertura nazionale può essere posseduto a maggioranza da alcun soggetto privato, l'azionariato deve essere diffuso con proprietà massima del 10%».

Applicando questi punti alla lettera, verrebbe "disintegrato" l'intero sistema televisivo italiano come si è consolidato negli anni,tra leggi non fatte o non attutate, sentenze della Consulta inascoltate o eluse. Un sistema, allo stesso tempo, concentrato e frammentato, a basso tasso di concorrenza e pluralismo. Un sistema da cambiare radicalmente, se non fosse che a cambiarlo dovrebbero essere i partiti (nessuno ha mai presentato un referendum sulla legge Gasparri).

Questo non vuol dire che il programma di 5Stelle sia attuabile con effetti positivi per il sistema televisivo. Alcune osservazioni:

Misure adatte all'era analogica della tv.
1) Si tratta di misure adatte alla tv dell'era analogica, ormai chiusa dal luglio 2012. La Rai oggi ha 13 canali digitali. In teoria, potrebbe essere la stessa Rai a decidere, con il prossimo Piano industriale, di ridurne il numero, per concentrare le risorse su quelli di maggior successo Il programma di 5Stelle, però, non prevede la vendita di Rai5 o di Rai Yo-yo' ma, pur non essendo precisato, s'intende di Rai1 e Rai2 (Rai3, se deve fare informazione anche regionale, è l'unica adatta a restare "pubblica").

Rai1 e Rai2 vuol dire poco meno 30% dell'audience nazionale (nel 2012 Rai1 e Rai2 hanno raggiunto il 25% dello share nell'intera giornata e il 27,8% in prima serata). Le due reti valgono più di 620 milioni di euro sui 730-740 raccolti dalla Sipra nel 2012 . In Francia, come dimostra una ricerca dell'Università di Siena, togliere la pubblicità da parte del palinsesto pubblico ha portato alla sparizione di tali risorse dal sistema dei media più che ad una loro redistribuzione tra le tv private e i gli altri mezzi, in una fase di forte riduzione dell'investimento complessivo.

Abolire la Gasparri, che prevede la vendita della Rai con tetto azionario...
Un paradosso: la legge Gasparri, che il programma del 5Stelle chiede - giustamente - di abolire (ora, però, è integrata nel Testo unico sui servizi media e audiovisivi) prevede la privatizzazione della Rai, con un tetto dell'1% alla proprietà delle azioni con diritto di voto e la nomina del Cda da parte degli azionisti, ma non è mai stata attuata. In questo caso, però, sarebbe l'intera Rai ad essere privatizzata. Una rete senza pubblicità era invece la previsione della legge Maccanico del 97, anch'essa mai attuata e poi abrogata.

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