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Questo articolo è stato pubblicato il 11 marzo 2013 alle ore 17:25.
L'ultima modifica è del 11 marzo 2013 alle ore 12:40.

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«Ci aspettiamo un questore e un vicepresidente alla Camera e un questore e un vicepresidente al Senato». A dirlo, a pochi giorni dalla seduta inaugurale delle Camere, è il capogruppo designato del Movimento 5 Stelle al Senato, Vito Crimi, conversando con i cronisti a palazzo Madama. «Le regole sono contorte, sono fatte in modo che non ci tocchino, dovremmo fare degli accordi ma noi non li faremo. La sovranità popolare è stata espressa e questo quindi è quello che ci aspettiamo».

Se ci offrono la presidenza di una camera diremo grazie
Poi più tardi sottolinea: «Accordi non se ne fanno. Se gli altri partiti decidono di offrirci la presidenza di una camera, diremo grazie. Noi comunque presenteremo un nostro candidato».

Eventuale richiesta di arresto di Berlusconi? M5S voterà sì
Nessun dubbio invece sul voto del movimento ad una possibile richiesta di arresto per Silvio Berlusconi: «È una domanda retorica: sì, ovviamente». E aggiunge: «Voteremo anche per l'ineleggibilità di Berlusconi in quanto concessionario di servizio pubblico, se saremo in Giunta per le elezioni. E ci aspettiamo che anche altri votino per l'ineleggibilità, poi sia Berlusconi a fare ricorso».

Cecconi: deciso all'unanimità il no all'accordo col Pd
Andrea Cecconi, neodeputato del Movimento 5 Stelle, ai microfoni di Radio2 'Un Giorno da Pecora', alla domanda: secondo lei il M5S farà l'accordo col Pd? «No, lo abbiamo sempre detto». E quando è stato deciso? «È stato deciso in modo unanime, perché la convinzione di tutti è che la fiducia al Pd non si dà. Se uno nel programma scrive che non si allea con nessuno, non si puoi cambiare idea due giorni dopo il voto. Se doveste andare voi al governo, da chi preferireste avere i voti per far passare i provvedimenti? «È indifferente se i voti vengono da destra o da sinistra».

Grillo incalza Bersani sul finanzimento pubblico ai partiti
Renzi lo aveva detto: agli 8 punti del programma Bersani mancano ogni accenno al tema caldo dei contributi pubblici ai partiti. Un nodo da cui prende spunto oggi Beppe Grillo per confermare il no del M5S ai finanziamenti statali ma soprattutto per incalzare sul suo blog il segretario, invitato ad ufficializzare la sua adesione alla campagna con parole inequivicabili: «Bersani, firma qui! Meno parole e più fatti». Dopo l'annuncio di ieri di Grillo - se M5S vota fiducia a Pd me ne vado - toni aspri anche nel diktat lanciato oggi da Roberta Lombardi, capogruppo alla Camera dei grillini, contro ogni ipotesi di dialogo con i democrats: «Se c'è chi deciderà di farlo sarà fuori dal movimento». D'accordo anchje il capogruppo al Senato, Vito Crimi: Chi va fuori da quello che ha firmato è fuori».

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