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Questo articolo è stato pubblicato il 10 marzo 2013 alle ore 18:31.
L'ultima modifica è del 10 marzo 2013 alle ore 14:31.

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Nel mondo a cinque stelle i meetup, parola usata per la prima volta dal democratico americano Howard Dean, funzionano da raccoglitori di proposte e confronto, ma è difficile trovare discussioni online che non siano strettamente legate ai problemi cari al moVimento: le chat sono circoscritte, i temi spesso gli stessi, non si divaga né si ciancia, nessun post di canzoni, pochi spezzoni di film, struggenti passi di un romanzo.

Niente aneddoti, noie quotidiane, recriminazioni personali. Mai fotografie di sex symbol, cani, piatti; poche chiacchiere sul gender gap. Se un narcisismo c'è, è combattente, ripetitivo ma collettivo. Non si sta in rete tanto per stare, non si mette in bella mostra la propria vita, solo alcuni si nascondono dietro l'anonimato; non si indulge in gusti e preferenze, cose che, ripetono gli esperti del web sociale, interessano molto alle aziende in cerca di dati.

Dai meetup, principale piazza virtuale in cui dal 2005 gli attivisti si sono riuniti ma spazio visibile di dibattito, non è semplice capire i riferimenti culturali del moVimento 5 Stelle: cosa leggono? Cosa guardano e citano? Insomma di quali stimoli si sono nutriti? Non si tratta più di credere che serva un'egemonia culturale per gestire il potere - oggi ognuno può alimentare i propri dubbi e non è questo il punto - quanto di capire il loro background: che posti hanno visto, qual è il pensiero che li cattura, lo studioso che li affascina, l'artista che li influenza? Che società hanno in mente oltre agli inceneritori, il referendum sull'euro, la soppressione di Caste e castine? Una bozza di immaginario insomma, che non coincide certo con la persona di Beppe Grillo né con quei milioni di italiani che non si sono mai avvicinati al moVimento se non per votare una protesta e contribuire all'imprevisto risultato del 25 febbraio.

In altre parole, c'è vita oltre biowashball, mooncup e microchip? Ovvero la speranza di una sfera che sostituisca il detersivo e una coppa in silicone per donne col ciclo, ma anche la paura di essere schedati sottopelle? Anche perché l'economia è tema caro al M5S, e in Italia di cultura si vive - l'indotto è di 68 miliardi di euro ogni anno, il 5% della ricchezza totale e dà lavoro ad oltre un milione e mezzo di persone.

Le voci ufficiali
Nonostante gli attivisti ripetano che sono rete, «uno vale uno», non v'è gerarchia, si distinguono due livelli: uno ufficiale e l'altro di base. Il primo è il blog di Grillo. Il post di Dario Fo «Poco prima della rivoluzione» richiama il film di Bernardo Bertolucci «Prima della rivoluzione», alba del '68 che racconta del giovane marxista, il suo amore per la zia e la scelta del matrimonio borghese - parabola che preannuncia come poi finirà. C'è poi «Libero software in libero Stato» titolo di un'intervista con il ricercatore del Mit di Boston, mito per nerd colti, Richard Stallmann, e parafrasi di un discorso del conte Cavour, che sosteneva la distinzione fra Stato e istituzioni religiose come il libero scambio.

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