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Questo articolo è stato pubblicato il 12 marzo 2013 alle ore 15:00.
L'ultima modifica è del 12 marzo 2013 alle ore 12:19.

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(Ansa)(Ansa)

Ma la decisione dell'Italia di non far tornare in India i marò quale profilo assume sul piano del diritto internazionale?
L'Italia ha promosso quella che nel diritto internazionale viene considerata una «contromisura». Una scelta che è stata fatta nella convinzione che l'India, nella gestione della vicenda dei due fucilieri, stia violando da oltre un anno il diritto internazionale. Fino a ieri siamo stati molto disponibili, dal punto di vista diplomatico le abbiamo provate tutte: non abbiamo mai riconosciuto la giurisdizione indiana su questo caso ma attraverso degli avvocati il nostro Paese ha provveduto a difendere i due militari nel merito. Dopo un anno di negoziati inutili, alla fine abbiamo deciso di intervenire.

Qual è la tesi del nostro governo?
Sono soprattutto due. La prima, la cosiddetta "immunità funzionale": l'India ha attribuito ai due marò una condotta che questi militari hanno posto in essere per conto dello Stato italiano. La seconda: la Convenzione dell'Onu sul diritto del mare (la cosiddetta "Convenzione di Montego Bay" del 1982) prevede che la giurisdizione sulle navi in alto mare sia, in via esclusiva, dello Stato di bandiera, e quindi nostra.

Lei che idea si è fatto? Ritiene che siano fondate queste posizioni?
A mio parere, la prima tesi è incontrovertibile. Qualsiasi azione dei fucilieri della marina va imputata allo Stato italiano. È un po' come quando l'Italia attribuì agli Stati Uniti la responsabilità di quel militare americano, Mario Luis Lozano, che nel marzo del 2005 aveva aperto il fuoco sul funzionario del Sismi Nicola Calipari, che rimase così ucciso nell'operazione per liberare la giornalista de Il Manifesto Giuliana Sgrena. Un precedente in senso contrario arriva dalla recente sentenza della Cassazione sul caso Abu Omar: la Suprema Corte ha negato la tesi della tutela funzionale per gli agenti statunitensi; per Callipari - invece - la Cassazione lo ha riconosciuto. È su queste diverse conclusioni gli indiani potrebbe fare leva.

Per quanto riguarda invece la seconda tesi?
In questo caso qualche perplessità la nutro. La Enrica Lexie, la petroliera a bordo della quale si trovavano i due militari italiani al momento dell'incidente, non è mai stata fermata dalle autorità costiere indiane in acque internazionali, ma ha raggiunto "da sola" il porto. Considerato che la condotta dei marà ha avuto conseguenze su una nave indiana, la tesi italiana sulla giurisdizione esclusiva dello Stato di bandiera mi sembra controvertibile. Fermo restando invece la violazione della norma sull'immunità funzionale.

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