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Questo articolo è stato pubblicato il 18 marzo 2013 alle ore 15:33.

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Alex Cuthbert (Epa)Alex Cuthbert (Epa)

Ah, che meraviglia, il Sei Nazioni. Il torneo di rugby più antico del mondo è sempre fresco come una rosa (non quella dell'Inghilterra, nell'occasione…). Nel senso che, in uno sport dove è sempre difficile sovvertire pronostici, ancora una volta ha proposto una serie di situazioni capovolte, imprevedibili, addirittura paradossali. Quest'anno, poi, sembra di essere veramente al top come tasso di sorprese, su due piani: spesso è accaduto quello che non ti saresti aspettato alla vigilia del torneo, ma anche nel corso della competizione le situazioni sono cambiate in maniera tale da lasciarci tante volte spiazzati. Noia zero.

Per cominciare, prendiamo naturalmente l'Italia. Non che mancasse un certo ottimismo, tanto che l'obiettivo di due vittorie (centrato finora solo nel 2007) non sembrava fuori luogo. Ma si poteva ragionevolmente puntare su una vittoria in casa della Scozia, bissata da un successo interno sul Galles. Invece scozzesi e gallesi ci hanno superati senza discussioni, ma noi abbiamo battuto la Francia e l'Irlanda, insinuando anche la serpe del dubbio nel petto degli inglesi.

Proprio loro, quelli che con l'andare delle giornate sembravano predestinati. La squadra che a novembre aveva umiliato gli All Blacks cominciava alla grande con una bella Scozia, superava l'ostacolo Irlanda a Dublino, tornava in casa per battere la Francia. A quel punto bastava una vittoria larga in casa con la "piccola" Italia per assicurarsi almeno la certezza pratica della vittoria nel torneo. Al massimo il Galles poteva rovinare parzialmente la festa vincendo l'ultima partita e impedendo il grande Slam. Ma a Twickenham l'Italia non è stata piccola per niente, i bianchi hanno vinto di misura e sono andati a Cardiff con la consapevolezza che, per finire primi, dovevano perdere con non più di sei punti di scarto. Peccato che ne abbiano beccati 30 (a tre), evidenziando tra l'altro anche una forte sterilità offensiva: una sola meta segnata in quattro partite, dal secondo al quinto turno.

E il Galles? Ecco il grande mistero. Campioni uscenti erano, i Dragoni. Ma arrivavano all'edizione 2013 non certo da favoriti, venendo da una serie di sette test match persi di seguito. Non fosse bastato, al primo turno hanno ospitato l'Irlanda e le hanno di nuovo prese. Il finale è stato di 22-30, ma a un certo punto gli ospiti erano in vantaggio addirittura per 30-3. Poi, improvvisa, la rinascita: vittoria sul terreno della Francia, Italia messa a tacere all'Olimpico, altro successo nella difficile trasferta in Scozia. Ce n'era abbastanza per essere moderatamente soddisfatti. Ma la felicità è un'altra cosa e si è materializzata nel tardo pomeriggio di sabato: si strabattono gli inglesi (quei 27 punti di scarto sono per il Galles il successo più ampio sugli arcirivali in 132 anni di sfide!) e si soffia loro il titolo, rimanendo campioni. Roba da ubriacarsi. E non solo di gioia, evidentemente, visto che il risvolto negativo è costituito dall'emergenza creatasi nella serata a Cardiff, con un gran numero di persone ricoverate in condizioni critiche per gli eccessi di festeggiamenti.

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