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Questo articolo è stato pubblicato il 21 marzo 2013 alle ore 06:58.
L'ultima modifica è del 21 marzo 2013 alle ore 08:16.

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Negli stessi giorni la Ue sta per commettere un clamoroso autogol ma si sta creando una promettente difesa. Perché allora evitare di subire il gol, proprio ampliando e potenziando il "pacchetto difensivo"? Acconsentire a un finanziamento del salvataggio delle banche cipriote attraverso anche il coinvolgimento dei depositante è una decisione stupida: può far male a tutti, compresa l'Unione che la propone.

Invece di continuare a salvare il tossico connubio tra Stati e banche, occorre approfittare dell'avvio della riforma della vigilanza Ue per completarne l'architettura, in modo che le banche europee in difficoltà vengano subito controllate e vigilate - se del caso liquidate - da organismi indipendenti europei, sottraendole al perimetro nazionale. Il caso Cipro è una ottima occasione per cominciare.

La vicenda del salvataggio delle banche cipriote sta facendo fare all'Unione europea una pessima figura. La soluzione di cui si sta discutendo, prevedendo un coinvolgimento dei depositanti, è giustamente osteggiata e censurata per i danni reputazionali che può provocare alla stessa costruzione europea. Augurandoci che venga accantonata, rimane però pericolosamente in piedi l'approccio da cui è nata, che non scioglie quello che è il nodo di fondo: il rapporto tra i governi e le banche.

L'Unione ha già perso una occasione - le banche spagnole - per tagliare il legame perverso tra governi e banche. Oggi, con l'esplodere di una nuova emergenza-Paese si può cogliere l'occasione dei primi passi della nuova vigilanza europea per riproporre una strategia unitaria di "europeizzazione" delle banche in difficoltà. Applichiamo la procedura al caso delle banche cipriote. L'Unione, su richiesta del governo cipriota, dovrebbe agire con il fondo salva-Stati (Esm), operando una ricapitalizzazione diretta delle banche, ovvero decidere per una liquidazione ordinata. L'Esm diviene il temporaneo azionista di maggioranza della banca salvata e si impegna a riprivatizzare o a liquidare la banca con modalità di mercato.

Dal momento della riallocazione della proprietà, le responsabilità della supervisione sulle banche cipriote, che sono intanto diventate delle banche europee, dovrebbero passare definitivamente dall'autorità nazionale - la Banca centrale di Cipro - all'Autorità europea di vigilanza, che l'Unione ha deciso dover essere inserita nel perimetro della Banca centrale europea, e in assenza di una nuova authority ad hoc. L'Autorità europea dovrà alla fine sostituire le autorità nazionali come decisore principale della politica di vigilanza, così come la Bce ha sostituito le banche centrali come decisore principale della politica monetaria.

La riallocazione proprietaria gestita dall'Esm e monitorata dall'Autorità europea avrebbe come obiettivo il ritorno a una sana e prudente gestione, quindi alla redditività, ovvero la liquidazione. I ricavi della fiscalità bancaria o quelli da liquidazione andrebbero ad alimentare i fondi europei utilizzati per i salvataggi. Questo è un tassello fondamentale: come si fa a definire credibili quei piani in cui l'Europa interviene se le banche vanno male, mentre se le banche tornano ad andare bene, rimangono nazionali? Il rischio di autogol come quello che si sta delineando per Cipro ne è l'ennesima conferma. Pur di non tagliare il nodo di Gordio, si è disposti a tassare nottetempo i correntisti.

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TAG: Bce, Europa

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