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Questo articolo è stato pubblicato il 22 marzo 2013 alle ore 12:59.

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Non solo i privilegi personali della casta. Tema caldo della campagna elettorale e tra i punti prioritari dei programmi di governo delle forze politiche alla voce tagli ai costi della politica, è l'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, che resta uno dei nodi nell'agenda della legislatura appena cominciata. Argomento forte e non meno discusso del giro di vite sullo stipendio dei parlamentari che sta animando il dibattito di questi giorni, con i presidenti di Camera e Senato che si autoriducono i compensi e il Movimento 5 Stelle che chiede il dimezzamento delle indennità per tutti, onorevoli e senatori. E visto che la riforma della legge 157/1999 sui rimborsi elettorali (scesi lo scorso anno da 182 a 91 milioni) è destinata a restare alla ribalta, con i cinque stelle che ne chiedono la cancellazione e il Pd che sta studiando la revisione, c'è chi in Parlamento ha già depositato le proprie proposte per cambiare il sistema, ancor prima dell'avvio dei lavori delle commissioni.

Finanziamento della politica, torna il credito d'imposta «Capaldo»
Torna a Montecitorio la proposta Capaldo (Atto C15). La Pdl di iniziativa popolare studiata dall'economista Pellegrino Capaldo, presentata nella precedente legislatura (il 12 ottobre 2012) e rimasta però ferma, punta al superamento del finanziamento a partiti con il meccanismo dei rimborsi pubblici per le spese elettorali (commisurati al numero di voti ottenuti) prevedendo che il contributo dello Stato accompagni quello del privato cittadino attraverso la defiscalizzazione delle "donazioni". Attraverso un credito d'imposta del 95% di quanto versato al partito o al movimento, fino a un importo massimo di 2mila euro per ogni periodo fiscale. Una proposta che sarebbe la base di partenza per la riforma sul tavolo del tesoriere Pd, Antonio Misiani, incaricato da Bersani di preparare un testo di revisione. Anche se il partito democratico, pensa a un passaggio graduale, spalmato su più anni, che prevede una riduzione del 20% all'anno per cinque anni dei rimborsi elettorali aprendo man mano ai contributi volontari.

Da sinistra spunta anche la soluzione del 4 per mille dell'Irpef
Il sistema attuale di finanziamento finisce anche nel mirino di Centro democratico. Bruno Tabacci l'altro giorno ha inviato, prima di depositarla, la proposta del suo movimento (Atto C 255, firmata dal deputato Aniello Formisano) alla capogruppo M5S Lombardi. «Non c'è alcun trucco rispetto alle truffe o gli inganni della
normativa attuale - ha sottolineato il leader Cd - un pasticcio che prima si cambia e meglio è. Non so se tutto questo va incontro ai sentimenti del popolo del M5S, ma attenzione: c'e' troppa retorica su temi come gli emolumenti dei parlamentari mentre servono soluzioni serie. Il testo arrivato alla Camera prevede che a decorrere dal 2014 una quota pari al 4 per mille «dell'imposta sul reddito delle persone fisiche è iscritta in un apposito Fondo, istituito nello stato di previsione del ministero dell'Economia e delle Finanze, destinato al finanziamento dei partiti, movimenti o associazioni con finalità politiche». La ripartizione delle risorse fra i diversi partiti avviene sulla base delle scelte espresse dai cittadini mediante la compilazione di apposito modulo da allegare alla dichiarazione dei redditi o da inviare direttamente al ministero.

Intervento indiretto all'insegna della trasparenza
Lascia inalterato il sistema vigente, ma interviene indirettamente sulla corretta erogazione dei contributi pubblici la Pdl del Psi, presentata due giorni fa dal segretario Riccardo Nencini e firmata da Marco Di Lello (C199). Il provvedimento definisce la regolamentazione giuridica dei partiti, della loro vita democratica interna facendola diventare condizione indispensabile per l'accesso ai finanziamenti pubblici. Con una norma che si lega a tutto l'impianto della legge. «Il rimborso delle spese elettorali - si legge nel testo messo appunto dal partito socialista e l'accesso ad ogni altra risorsa pubblica prevista dalla legislazione vigente, ivi comprese le risorse a favore dell'editoria di partito, sono attribuiti esclusivamente alle associazioni che si qualificano come partito ai sensi della presente legge e sono subordinati al rispetto delle norme in essa contenute».

La Lega arriva per prima, ma il testo resta segreto
Resta invece ancora un'incognita la soluzione proposta dalla Lega. Il senatore Roberto Calderoli è stato uno dei primi a consegnare il testo di legge, l'atto a palazzo Madama ha infatti il numero 9. Ma per ora si sa solo che vuole cancellare la legge attualmente in vigore, mentre nulla si sa sulle strade percorse per sostituirla. La Pdl non è ancora stampata, e sembra che i lavori siano ancora in corso. Unico indizio, il titolo: «Abrogazione degli articoli 1, 2, 3, 6-bis, 7, 8 e 9 della legge 3 giugno 1999, n. 157, in materia di rimborso delle spese per consultazioni elettorali e referendarie e nuove disposizioni in materia di finanziamento dei partiti e movimenti politici e di controlli sui loro bilanci».

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