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Questo articolo è stato pubblicato il 21 marzo 2013 alle ore 19:48.

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Severino: garanzie di giusto processo
Il ministro Terzi in un'intervista a La Repubblica difende lo strappo diplomatico: senza questa mossa, spiega, «non avremmo potuto contrattare con il governo indiano le condizioni attuali». Terzi chiarisce anche che non ha intenzione di dimettersi. «Come ministro della Giustizia - osserva invece il Guardasigilli Paola Severino - ho un solo compito, quello di ottenere che ai nostri Marò sia riconosciuto un livello di garanzia tale da assicurare loro un giusto processo». «Le due condizioni - ricorda il ministro, a margine del forum giuridico Italia-Russia - sempre rimaste fisse in questa vicenda sono che i nostri Marò potessero essere processati da un tribunale che si schierasse ai principi della normativa internazionale e che si avesse la garanzia che neppure da un punto di vista ipotetico potessero essere assoggettati alla pena di morte».

Svolta a meno di 24 ore dalla scadenza
Nella notte i marò sono ripartiti per l'India. Latorre e Girone sono già a Nuova Delhi. Con la garanzia da parte indiana che, in caso di condanna, non sarà applicata loro la pena di morte e che i due fucilieri di Marina potranno risiedere nell'ambasciata italiana. Dopo settimane di duro braccio di ferro con l'India, la svolta della linea italiana sulla vicenda dei due militari - che Roma non voleva far rientrare in India dopo la decisione annunciata l'11 marzo - è dunque arrivata nella serata di ieri, a meno di 24 ore dalla scadenza del permesso di quattro settimane concesso dalla Corte suprema indiana.

Il nodo degli interessi commerciali tra i due Paesi
È stato Palazzo Chigi a prendere in mano la questione con decisione e, con l'avallo del Quirinale, a determinare il cambio di rotta. Oltre alle conseguenze diplomatiche e di immagine del Paese, hanno pesato, riferiscono alcune fonti, anche gli ingenti interessi commerciali in ballo tra i due Paesi.

La nota di Palazzo Chigi
«Il Governo italiano ha richiesto e ottenuto dalle autorità indiane l'assicurazione scritta riguardo al trattamento che sarà riservato ai fucilieri di Marina e alla tutela dei loro diritti fondamentali. Alla luce delle ampie assicurazioni ricevute - si legge ancora nel documento - il Governo ha ritenuto l'opportunità, anche nell'interesse dei Fucilieri di Marina, di mantenere l'impegno preso in occasione del permesso per partecipare al voto, del ritorno in India entro il 22 marzo. I Fucilieri di Marina hanno aderito a tale valutazione».

Resteranno nell'ambasciata italiana, avranno libertà di movimento
I due fucilieri sono partiti nella tarda serata di giovedì, accompagnati dal sottosegretario agli Esteri Staffan De Mistura. In serata Girone e La Torre sono passati per un breve salute nelle rispettive abitazioni, a Bari. Risiederanno nell'ambasciata italiana a New Delhi e avranno «libertà di movimento». Lo ha assicurato lo stesso il sottosegretario agli Esteri De Mistura aggiungendo: «Potranno anche andare al ristorante se vogliono». La parola data da un italiano «è sacra: noi avevamo sospeso» il loro rientro «in attesa che New Delhi garantisse alcune condizioni».

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