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Questo articolo è stato pubblicato il 21 marzo 2013 alle ore 19:48.

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De Mistura: decisione difficile. Kurshid: un bene per i due Paesi
La decisione di fare ritornare in India i due marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone «è stata difficile e condivisa, non facile per le famiglie dei due fucilieri». Così De Mistura. «Da parte del Governo c'è l'assicurazione che le famiglie saranno tutelate», ha aggiunto. La notizia del ritorno dei due marò in India è «un bene per entrambi i Paesi», ha commentato il ministro degli Esteri indiano Salman Khurshid.

I partiti chiedono un'informativa del Governo
«Un fatto sconcertante, inaudito, sulla pelle dei marò». Così Renato Brunetta capogruppo del Pdl alla Camera, che ieri in aula ha chiesto che «al più tardi lunedì il presidente Monti riferisca all'assemblea quanto accaduto sulla vicenda dei due Marò. La responsabilità è di Monti - ha detto Brunetta - e lui deve dare conto all'aula. La credibilità del nostro paese - ha concluso - non ha mai toccato un livello così basso». Anche Federica Mogherini del Pd prendendo la parola in aula si è associata alla richiesta di una informativa del governo. E così pure Davide Caparini della Lega.

Emiliano: governo inqualificabile
Dure le parole del sindaco di Bari Michele Emiliano: «Qualcuno in maniera inqualificabile, parlo del governo italiano, ha detto a Girone che poteva non rispettare l'impegno preso con l'India; gli ha detto che poteva restare a casa e che tutto era stato risolto».

I tempi del procedimento, "libero" l'ambasciatore
I marò rientrano in India nei tempi prestabiliti e quindi «non c'è alcuna procedura da fare nei confronti della Corte Suprema fino al prossimo 2 aprile». Lo ha dichiarato oggi a New Delhi all'Ansa l'avvocato Dilijeet Titus che guida il pool di avvocati che li difende. Per quanto riguarda le limitazioni poste ai movimenti dell'ambasciatore Daniele Mancini dalla stessa Corte, Titus ha detto che esse «erano legate al non ritorno dei marò e quindi automaticamente ora perdono effetto».

La reazione di New Delhi
L'Italia ha accettato di disporre il ritorno dei marò dopo «le nostre assicurazioni» che essi «non correvano alcun rischio di arresto» e che il «loro processo in India non rientrava nei rarissimi casi in cui è prevista l'applicazione della pena di morte». Lo ha detto il ministro degli Esteri indiano Salman Khurshid in parlamento. Khurshid ha poi detto che per il momento «le richieste italiane di incontri a livello diplomatico o di esperti non possono essere accettate. E ho chiarito che la Repubblica italiana è obbligata a rispettare l'impegno solenne assunto con la Corte Suprema». Il premier indiano Manmohan Singh ha dichiarato oggi di «essere felice per il risultato» raggiunto nella vicenda dei marò italiani. Rispondendo a una domanda dei giornalisti, Singh ha poi aggiunto: «Do il benvenuto al ritorno dei marò italiani» che «è avvenuto nell'ambito delle direttive impartite dalla Corte Suprema indiana e in coerenza con la dignità del processo giudiziario in India».

Ecco perchè i due militari si trovavano a bordo di quella nave

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