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Questo articolo è stato pubblicato il 21 marzo 2013 alle ore 20:59.
L'ultima modifica è del 21 marzo 2013 alle ore 18:33.

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Una gara alla riduzione di stipendi e indennità. È quella scattata tra i neo presidenti di Camera e Senato. Il presidente del Senato Pietro Grasso ha annunciato la decisione di dimezzarsi lo stipendio. Per la collega della Camera, la sforbiciata è del 30%, così come annunciato martedì scorso in una nota congiunta dei due presidenti, emessa dopo le conferenze dei capigruppo: Laura Boldrini passerà da un netto di oltre 17mila e 700 euro a quasi 12mila e 500 euro al mese.

Boldrini dimezza indennità e rimborso spese
Nel comunicato Boldrini riporta la lettera inviata al Segretario generale della Camera con la quale chiede la riduzione dei suoi compensi e benefit. «Rinunzio all'uso dell'alloggio di servizio e al rimborso delle spese accessorie di viaggio e telefoniche - ha scritto la presidente. Inoltre, domando che l'indennità di funzione connessa alla carica di Presidente della Camera dei Deputati e il mio rimborso delle spese per l'esercizio del mandato parlamentare siano ridotti della metà. Quanto specificamente a quest'ultima voce, preciso che rinunzio alla parte dovuta ai rimborsi forfettari». Boldrini - si veda Il Sole 24 Ore di oggi - passerà da un netto di oltre 17mila e 700 euro a quasi 12mila e 500 euro al mese. Ma vediamo come: l'ndennità e diaria della presidente della Camera - hanno sottolineato dallo staff - non si possono intaccare (parliamo, rispettivamente, di 5mila e 3.500 euro circa al mese); vengono dimezzati invece sia il rimborso spese per l'esercizio del mandato sia l'indennità di funzione: nel primo caso si passa da quasi 3.700 euro a oltre 1.800 euro; nel secondo da 3.800 a 1.900 euro. Boldrini propone poi di cancellare le spese di viaggio e di quelle telefoniche (oltre 3mila euro all'anno). La presidente della Camera è pronta a rinunciare all'alloggio di servizio.

Il presidente del Senato: mi dimezzo anche la scorta
Pochi minuti prima di Boldrini, Pietro Grasso aveva annunciato il dimezzamento della propria scorta e la riduzione del cinquanta per cento della sua retribuzione netta mensile: da 18.600 a 9.000 euro netti al mese. «Dopo il primo studio delle voci di spesa di martedì - ha ricordato Grasso -, ieri ho approfondito con gli uffici competenti le possibilità di risparmio». E «per quel che riguarda il mio compenso, fatte salve le indennità irrinunciabili, ho deciso di tagliare completamente tutto il resto (diaria, rimborso spese generali e rimborso spese per l'esercizio del mandato), passando dai 18.600 euro netti previsti a circa 9.000 euro netti. Su base annua questo significa un risparmio complessivo di euro 111.960 su 223.169,76 euro. Rinuncio - ha continuato Grasso - anche agli appartamenti e agli autisti. Mentre per la scorta che per me a partire dal maxiprocesso non è stata un privilegio ma una dolorosa necessità ho stabilito di dimezzare quella prevista dal ministero dell'Interno per il Presidente del Senato». Inoltre, ha aggiunto il presidente del Senato, «riguardo il costo complessivo lordo del Gabinetto del Presidente e del fondo consulenza, che ammonta attualmente a quasi un milione e mezzo di euro l'anno, ho voluto applicare un taglio del 50%, con un risparmio annuo di circa 750.000 euro. E «il risparmio complessivo sarà quindi di circa 861.960 euro l'anno», ha osservato Grasso. «Si deve partire - ha concluso il presidente del Senato- dando l'esempio: mi auspico che lo stesso metro possa essere adottato da tutti i componenti dell'Ufficio di Presidenza di un Senato che intendo convocare dal lunedì al venerdì».

La nota congiunta di martedì
Martedì i due Presidenti hanno concordato sull'esigenza di avviare da subito un piano di tagli e razionalizzazione delle spese del Parlamento, per raggiungere risparmi significativi. «A tal fine - si legge in una nota congiunta - sono state illustrate alle Conferenze dei Capigruppo di Camera e Senato le linee di indirizzo condivise dai Presidenti, che saranno portate in dettaglio nelle prime riunioni dei rispettivi Uffici di Presidenza. Innanzitutto i Presidenti hanno convenuto sulla necessità di adottare da subito una significativa riduzione delle attribuzioni ad essi spettanti, per un importo complessivo del trenta per cento. Analoga riduzione sarà proposta per i titolari delle altre cariche interne in tema di indennità di ufficio e di altre attribuzioni attualmente previste, alcune delle quali potrebbero essere del tutto soppresse, quali ad esempio i fondi per spese di rappresentanza». «Una riduzione, a partire dal trenta per cento con l'obiettivo di arrivare al cinquanta - continuava la nota -, sarà inoltre applicata alle dotazioni delle segreterie particolari degli stessi titolari delle cariche istituzionali». «Nell'incontro si è altresì convenuto di proporre misure riguardanti il trattamento economico complessivo dei parlamentari, che saranno in concreto definite una volta costituito l'Ufficio di Presidenza, con l'obiettivo di realizzare un risparmio tra il trenta e il cinquanta per cento della relativa spesa. In particolare sarà proposta la trasformazione di tutti i rimborsi forfettari in rimborsi a pie' di lista, in modo che ogni singola erogazione sia giustificata in relazione alle finalità istituzionali. Al contempo, si proporrà di rafforzare le garanzie per i collaboratori dei parlamentari, mediante contratti di lavoro subordinato, ovviamente a tempo determinato. Nell'ottica della trasparenza - concludeva il documento - verranno inoltre pubblicati sui siti internet delle rispettive amministrazioni i dati di tutte le consulenze. Sarà poi chiesto ai dipendenti delle Camere, in servizio e in pensione, di usare la stessa sensibilità e disponibilità, dando concreti segnali di contenimento dei costi: un tema che sarà presto oggetto di dialogo con i sindacati».

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