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Questo articolo è stato pubblicato il 22 marzo 2013 alle ore 08:52.

Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano (Italy Photo Press)Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano (Italy Photo Press)

Un incarico a Pierluigi Bersani la cui natura e i cui contenuti saranno ben definiti dal capo dello Stato. È oggi che Giorgio Napolitano tirerà le somme di questo giro di consultazioni che si è chiuso ieri proprio con il gruppo del Pd guidato dal suo segretario. E lo scenario che si proietta sulla giornata è che il presidente darà a Bersani l'incarico sia perché è ciò che il leader Pd gli ha chiesto, sia perché altre ipotesi in campo al momento non ci sono. O meglio, c'è quella di Beppe Grillo che chiede un Esecutivo 5 Stelle ma il Movimento non vuole né i voti degli altri partiti né ha un nome da spendere. Dunque, sarà il segretario del partito di maggioranza assoluta alla Camera e relativa al Senato a ricevere un incarico a cui però Napolitano metterà "paletti" molto stringenti relativi ai numeri parlamentari e agli obiettivi politici.

Al Quirinale parlano di contenuti che saranno «ben definiti e commisurati alle difficoltà emerse dal giro di consultazioni». Perché è vero che l'opzione Bersani al momento è l'unica ma è anche vero che – oltre quella di Grillo – ne sono emerse altre tre: quella di Berlusconi e Lega e quella di Monti che hanno chiesto "larghe intese" per fare riforme istituzionali e priorità economiche. Opzioni, per la verità, «antitetiche» tra loro, come dicono al Colle, e dunque lasciano in campo solo la richiesta di Bersani anche perchè non sono stati avanzati altri nomi. Infatti, la novità di ieri è che non è emersa – come invece era stato ventilato nelle ultime ore – l'ipotesi di un incarico a Pietro Grasso. L'idea di un Governo con il presidente del Senato non è stata messa sul tavolo nonostante la disponibilità – «sono pronto a tutto» – offerta dalla seconda carica istituzionale.

Certo è che al Colle non vogliono sentir parlare di mandato esplorativo perché è un incarico tipico da assegnare a una figura terza, istituzionale mentre il mandato a Bersani sarà politico anche se "circoscritto". Né ci si impicca sulla definizione di mandato con riserva visto che è prassi che un incarico si accetti con riserva e che la si sciolga solo se vengono soddisfatti i requisiti del mandato. Dunque, per Bersani non c'è subito la formazione della squadra di Governo, il giuramento e poi le Camere ma – a quanto si capisce – dovrà prima fare un giro di verifica sui numeri e sui contenuti che gli saranno richiesti dal capo dello Stato. Solo se riuscirà a centrarli potrà sciogliere la riserva, altrimenti restituirà il mandato nelle mani del presidente della Repubblica. E, a quel punto, Napolitano tenterà di individuare una formula e una persona in grado di coagulare consensi per creare un Governo anche se nel Pd hanno già iniziato il conto alla rovescia della scadenza del suo mandato. E più passa il tempo più ritengono che i margini d'azione di Napolitano si restringano e indeboliscano visto l'avvicinarsi della data per l'elezione di un nuovo inquilino del Colle.

«Domani (oggi, ndr) presenterò e motiverò le mie decisioni», ha esordito Napolitano al termine delle consultazioni quando se ne era appena andato Bersani. Nel salone della Vetrata si ferma solo pochi istanti per salutare la stampa e dare appuntamento a oggi. «Sono qui per salutarvi e ringraziarvi per l'impegno, abbiamo lavorato, modestamente anche io. E ora ho da riordinare gli appunti e le idee per vedere quali decisioni prendere». La giornata per lui si era aperta con Beppe Grillo arrivato al Quirinale con anticipo che debutta con una linea della fermezza: no a un Governo Bersani, no a un Esecutivo istituzionale nemmeno guidato da Grasso.

Nella scia, invece, di un Esecutivo di larghe intese si è posizionato Silvio Berlusconi aprendo, insieme alla Lega, a un governo con Pd e lista Monti. «Napolitano ci ha detto che chi riceverà l'incarico deve dimostrare di avere i numeri e che anche Prodi nel 2006 aveva la maggioranza», ha raccontato il senatore Giacomo Stucchi uscendo dalle consultazioni. Nella giornata c'è da segnalare uno scivolone di stile di Vito Crimi che aveva raccontato di come Grillo avesse «svegliato» Napolitano. Crimi si scuserà e Pasquale Cascella, portavoce del capo dello Stato, chiude l'incidente con un tweet: «Alla fine Grillo disse al Presidente: non la chiamerò più Morfeo. Evidentemente non aveva nemmeno idea di che pasta fosse Napolitano». Ecco, anche oggi sapremo di più della sua "pasta".

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