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Questo articolo è stato pubblicato il 23 marzo 2013 alle ore 13:26.

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La crisi soffoca l'economia italiana. Nell'arco di un quinquennio l'Italia «ha dovuto far fronte alla crisi finanziaria, all'instabilita' del mercato del debito sovrano, a due profonde recessioni. Dall'avvio della crisi, il Pil è sceso di 7 punti percentuali, il numero di occupati di 600mila unità». Un quadro da brividi quello tracciato dal vice direttore generale della Banca d'Italia, Fabio Panetta, nell'intervento al Ssminario dell'Associazione per lo sviluppo degli studi di Banca e Borsa in corso a Perugia. In questo scenario «di profonda difficoltà, in cui le debolezze strutturali sono acuite dallo sfavorevole momento congiunturale», tuttavia, «il sistema bancario italiano a resistito al susseguirsi degli schock reali e finanziari, beneficiando di un assetto di vigilanza prudente».

Le incertezze sulla ripresa
L'incertezza del quadro politico, oltre alle nuove turbolenze della zona euro, minacciano la ripresa, seppure debole, dell'economia italiana. «Nelle ultime settimane sono riaffiorate incertezze circa l'evoluzione dell'economia italiana. La ripresa, pur moderata, prevista per la parte finale dell'anno, è minacciata dalla imprevedibilità del quadro politico interno e dal riemergere di turbolenze finanziarie nell'rea dell'euro, che potrebbero incidere sulla fiducia degli operatori e sull'attività di investimento», ha ricordato ancora Panetta. Per questo «sono necessari interventi a sostegno dellôattività dôimpresa. Le misure in discussione relative al pagamento da parte della pubblica amministrazione dei debiti nei confronti dei fornitori, se attuate con prontezza, forniranno un contributo fondamentale». Ma non vi potrà essere ripresa duratura in mancanza di un adeguato sostegno finanziario.

Le verifiche
Le banche italiane non hanno potuto evitare i contraccolpi della crisi, con una restrizione sull'offerta del credito, un peggioramento delle sofferenze. E di conseguenza un impatto sui conti economici «molto rilevante: nel triennio 2009-11 svalutazioni e perdite su crediti hanno assorbito in media il 60% del reddito operativo». Il ciclo economico, ha avvisato ancora Fabio Panetta «impone alle banche rischi creditizi elevati, da fronteggiare con riserve patrimoniali. La Banca d'Italia sta conducendo verifiche sull'adeguatezza delle rettifiche di valore effettuate da un ampio numero di gruppi bancari grandi e medi. Se necessarie, sono richieste azioni correttive». Il recupero di redditività passa anche attraverso una decisa riduzione dei costi operativi.

La contrazione del credito alle imprese
I dati più recenti, relativi a gennaio, indicano una contrazione degli impieghi alle imprese di circa il 3% sui dodici mesi. «Le misure eccezionali attuate dall'Eurosistema tra il 2011 e il 2012 hanno impedito che la crisi di liquidità si tramutasse in una disordinata contrazione del credito, con conseguenze rovinose per l'economia reale. Le tensioni - ha detto - si concentrano ora sulla qualità degli impieghi: le sofferenze rappresentano il 6,9% dei prestiti, mentre il complesso dei crediti deteriorati raggiunge il 12,8% (3,3 e 8,4%, rispettivamente, al netto delle rettifiche di valore)».
«Il mantenimento di un soddisfacente grado di copertura dei rischi permette alle banche di mantenere la fiducia degli investitori e di attrarre finanziamenti esterni a basso costo. È essenziale per continuare a garantire un adeguato flusso di credito a famiglie e imprese». La Vigilanza della Banca d'Italia «ha chiesto alle banche di aumentare le risorse generate internamente mediante il contenimento dei costi, la cessione di attività non strategiche, l'adozione di politiche di distribuzione dei dividendi coerenti con la situazione reddituale e patrimoniale di ciascun intermediario. I criteri di remunerazione degli amministratori e dei dirigenti devono anch'essi essere coerenti con l'obiettivo di rafforzare il patrimonio, fornendo un forte segnale di indirizzo delle strategie aziendali».

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