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Questo articolo è stato pubblicato il 23 marzo 2013 alle ore 10:46.

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Nella foto i marò Salvatore Girone (a sinistra) e Massimiliano LatorreNella foto i marò Salvatore Girone (a sinistra) e Massimiliano Latorre

Il caso che coinvolge i marò «non è di quelli che implica in India l'applicazione della pena di morte» e di ciò «sono state date assicurazioni al governo italiano». Il chiarimento del ministro degli Esteri indiano, Salman Khurshid, arriva dopo un braccio di ferro a distanza, con accuse e smentite, tra il governo italiano e quello indiano sui due marò.

Dopo che il ministro della giustizia indiano aveva avanzato dubbi è arrivata la smentita del sottosegretario agli Esteri, Staffan De Mistura: « Massimiliano Latorre e Salvatore Girone non rischiano la pena di morte in India perché il governo di New Delhi ha fornito al riguardo una assicurazione scritta all'Italia».
Inoltre, ha aggiunto, «la stessa assicurazione mi è stata data nuovamente dallo stesso ministro degli Esteri Salman Khurshid durante il mio lungo e costruttivo colloquio di ieri". Peraltro, ha proseguito, «non è sorprendente che a una domanda il ministro della Giustizia indiano, come quello di qualunque altro Paese, abbia risposto in maniera vaga su una questione di principio». La domanda a cui il ministro è stato esposto nell'intervista alla Cnn-Ibn, ha poi detto, «riguarda l'esito di una sentenza e credo proprio che qualunque ministro al mondo avrebbe risposto con cautela».
Per quello che riguarda la questione fondamentale, ha concluso, «affinchè noi potessimo rispettare la parola data era e rimane la pena capitale. E noi la risposta l'abbiamo ricevuta per iscritto».

Inoltre, ha ricordato Staffan De Mistura, il 15 febbraio 2012, giorno dell'incidente in cui rimasero coinvolti i due marò, la Enrica Lexie «fu fatta entrare in acque territoriali indiane con l'inganno». Un poliziotto convinse il capitano della nave «con l'inganno e se ne vantò». «Voglio citare quello che penso sia un alto ufficiale della polizia del Kerala, che ha detto con orgoglio: "Lo abbiamo attirato", riferendosi al capitano», ha riportato il segretario in un passaggio dell'intervista. «Tutti noi abbiamo fatto molti errori», ha ammesso de Mistura.

La replica: non c'è pena di mortema nessun accordo
Il caso che coinvolge i marò «non è di quelli che implica in India l'applicazione della pena di morte» e di ciò «sono state date assicurazioni al governo italiano». Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri Salman Khurshid. Il capo della diplomazia indiana lo aveva già precisato in una comunicazione alla Camera dei deputati. Khurshid ha anche precisato che l'India ha fornito all'Italia «chiarimenti» frutto del lavoro di esperti in diritto sulla non arrestabilità dei marò al loro ritorno e sulla inapplicabilità della pena di morte. Ma «non c'è stato nessun accordo, nè ci sono state garanzie» nei colloqui fra India e Italia. «Non so chi abbia tirato fuori questa questione dell'accordo, che ho già smentito ieri - ha dichiarato Khurshid - e neppure perchè si parli di garanzie che non sono state nè richieste nè date». «Abbiamo dialogato su questioni specifiche come l'eventualità di un arresto o l'applicazione della pena di morte - ha spiegato il ministro - che erano molto sentite in Italia ed in Europa e su cui abbiamo potuto fornire le nostre assicurazioni».

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