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Questo articolo è stato pubblicato il 23 marzo 2013 alle ore 10:46.

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Nella foto i marò Salvatore Girone (a sinistra) e Massimiliano LatorreNella foto i marò Salvatore Girone (a sinistra) e Massimiliano Latorre

Una giornata di botta e risposta
Questa mattina il ministro della Giustizia indiano, Ashwani Kumar, in un'intervista all'emittente Tv Ibn, aveva parzialmente smentito le rassicurazioni fornite al nostro Paese. Ashwani Kumar, in un'intervista alla tv Ibn, ha infatti escluso che il governo indiano possa aver fornito un'assicurazione all'Italia che ai due marò non sarà inflitta la pena di morte: «Come può il potere esecutivo fornire garanzie sulla sentenza di un tribunale?», si é chiesto. Khurshid «é anche un avvocato», ha ricordato il ministro della Giustizia, «sta a lui rispondere sul perché abbia detto quelle cose».

Poco dopo era arrivata la versione del ministro degli Esteri indiano, Salman Khurshid che, riferendo al Parlamento sulla vicenda, ha riaffermato che per il loro caso non è prevista la pena di morte:"In base alla consolidata giurisprudenza indiana, questo caso non rientra nella categoria delle questioni che richiedono la pena di morte, che è un caso molto raro. Pertanto non ci devono essere preoccupazioni in merito". Salman Khurshid aveva però confermato che non era stato siglato alcun "accordo" con l'Italia per il rientro ma un chiarimento: : «Non ci sono stati accordi da nessuna parte, né a Ginevra, né a Colombo, né a Roma».

Mentre il governatore dello Stato indiano del Kerala, Oommen Chandy, ha chiesto formalmente al primo ministro Manmohan Singh che il tribunale speciale voluto dalla Corte suprema per intervenire nella vicenda dei marò sia costituito a Kollam (in Kerala) e non a New Delhi. In una lettera - resa nota dall'agenzia Ansa - Chandy ricorda che proprio nel tribunale di Kollam sono raccolti tutti i documenti riguardanti la morte in mare di due pescatori indiani.

Una farsa da chiudere il prima possibile
Sulla vicenda interviene anche il Capo di Stato maggiore della difesa, l'ammiraglio Luigi Binelli Mantelli. A suo avviso il caso dei marò «sta sempre più assumendo i toni di una farsa» e auspica che «si concluda quanto prima» e che i due militari italiani «siano al più presto riconsegnati alla giurisdizione italiana».Il Capo di Stato Maggiore della Difesa ha anche aggiunto nella nota «a nome e insieme a tutto il personale delle Forze Armate, si stringe affettuosamente ai nostri fucilieri di marina, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, ammirandone l'esempio, il coraggio, la disciplina e il senso dello Stato...Sono consapevole e condivido la loro sofferenza e soprattutto quella delle loro famiglie che da noi non saranno mai abbandonate, oggi così come dopo la conclusione di questa vicenda».


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