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Questo articolo è stato pubblicato il 25 marzo 2013 alle ore 07:20.

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BRUXELLES – Dopo un fine settimana di trattative i 17 paesi della zona euro hanno messo a punto nella notte tra domenica e lunedì un piano di salvataggio di Cipro che prevede una profonda ristrutturazione del settore finanziario. L'obiettivo è di evitare il collasso delle banche cipriote e soprattutto la messa in pratica della minaccia della Banca centrale europea che qualche giorno fa aveva ventilato l'interruzione delle iniezioni straordinarie di liquidità in caso di mancata intesa.
Secondo le prime informazioni, la Laiki Bank (nota anche con il nome di Popular Bank of Cyprus) verrà chiusa. Gli obbligazionisti privilegiati ne assumeranno le perdite. I depositanti con conti superiori ai 100mila euro verranno anche loro penalizzati. Il presidente dell'Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem si è detto "convinto" che il nuovo accordo sia molto migliore di quello precedente perché le perdite maggiori "saranno concentrate là dove sono i problemi, nelle grandi banche".
Dieci giorni fa Cipro e i suoi 16 partner della zona euro avevano trovato una intesa che prevedeva la tassazione dei depositi con l'obiettivo di raccogliere 5,8 miliardi di euro, da associare a 10 miliardi di euro di prestiti internazionali. Quella intesa è stata criticata dall'opinione pubblica nel paese mediterraneo, e bocciata sonoramente dal parlamento cipriota. L'obiettivo del nuovo accordo, che nei fatti abbandona la tassa sui conti correnti, è di ridurre la taglia del sistema creditizio, oltre che di raccogliere il contributo cipriota di 5,8 miliardi.
Secondo Dijsselbloem il nuovo piano non necessiterà del benestare del parlamento cipriota che nei giorni scorsi ha approvato una nuova legge sulle risoluzioni bancarie. Il sistema bancario di Cipro, un paese di 860mila persone, è pari a otto volte il prodotto interno lordo. L'intesa raggiunta nelle notte giunge a ridosso della riapertura delle banche, fissata - salvo possibili cambiamenti - per martedì. Per il timore di una corsa agli sportelli il governo ha adottato misure contro la fuga di capitali.
L'accordo, difficile da raggiungere anche per i presunti legami tra il presidente cipriota Nicos Anastasiades e l'industria bancaria del suo paese, prevede che la prima tranche dei 10 miliardi di prestiti possa arrivare in maggio. Cipro è il quinto paese della zona euro a chiedere il sostegno europeo, dopo l'Irlanda, il Portogallo, la Grecia e la Spagna. Il direttore del Fondo monetario internazionaleChristine Lagarde ha affermato che le trattative sono state "laboriose", ma hanno portato a "un buon risultato".
L'intesa è un compromesso tra opposte esigenze. Da un lato, l'Eurogruppo e l'Fmi hanno voluto ridurre radicalmente il settore finanziario cipriota ed evitare un eccessivo aumento del debito per via dei nuovi prestiti al piccolo paese mediterraneo. Dall'altro, l'establishment cipriota ha tentato di evitare misure troppo impopolari presso l'opinione pubblica, cercando di salvaguardare per quanto possibile i vantaggi offerti dal sistema creditizio, che in questi anni ha attirato molti russi.
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