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Questo articolo è stato pubblicato il 26 marzo 2013 alle ore 07:48.

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Sarà pur vero che Cipro è un «caso unico e speciale» e il suo salvataggio bail-in bail-out non è un modello che sarà replicato. Vero, banche sette volte il Pil e una manciata tra titoli di Stato e senior bond bancari. Ma il precedente per l'Italia, grave, resta: chi chiede aiuto esterno all'Eurozona va soggetto a una condizionalità brutale.

Il supporto finanziario a Cipro «avverrà attraverso il Meccanismo europeo di stabilità. Non ci sarà nessun impatto sul disavanzo e sul debito pubblico italiano», ha chiarito ieri Mario Monti in Senato. In effetti, solo le emissioni di bond del meccanismo temporaneo Efsf sono state ripartite e contabilizzate nel debito pubblico degli Stati garanti. Per l'Esm è diverso. Il debito italiano sale per il versamento della quota di capitale paid-in nel fondo permanente: 5,6 miliardi sono stati già versati nel 2012, ne andranno pagati 2,8 aggiuntivi il prossimo mese e poi in ottobre quest'anno per la terza e quarta quota italiana.
Un impatto sull'Italia del salvataggio di Cipro comunque c'è, è indiretto. Le modalità del bail-out e bail-in di Nicosia hanno implicazioni forti in quanto segnano chiaramente un'evoluzione dopo gli aiuti esterni accordati a Irlanda, Portogallo, Grecia e Spagna. Ogni salvataggio è a se stante, la condizionalità è "taylor-made" ma in tutti gli schemi adottati finora, per quanto disegnati caso per caso, è visibile e anzi si è via via rafforzato un filo conduttore comune, il sacrificio richiesto al Paese soccorso. Motivo in più per l'Italia di riflettere bene, prima di ricorrere allo scudo anti-spread.

Il conto di un salvataggio infatti può essere pagato dai contribuenti (in termini di aumento dello stock del debito pubblico e del debito/Pil), dai sottoscrittori dei titoli di Stato e delle obbligazioni subordinate bancarie ma anche, come indica il caso cipriota stabilendo il precedente, dai detentori di obbligazioni bancarie senior e da chi – per i dettagli bisognerà attendere le condizioni finali – ha un conto corrente oppure un deposito bancario superiore a 100.000 euro presso una banca che fallisce. In caso di necessità, lo Stato aiutato è libero di rispolverare il controllo dei capitali: la Bce è pronta a tutto per l'euro ma non a parare una fuga di capitali in massa. Cipro apre dunque al "corralito europeo".
L'Italia non è più un periferico "molto debole", ha i conti in ordine e si è già avviata sul cammino delle riforme strutturali , e questo la mette al riparo dal contagio più selvaggio dalla febbre cipriota: secondo il chief economist di Unicredit Erik F. Nielsen, i conti pubblici italiani sono tra i migliori d'Europa, la correzione è stata importante e l'impasse politico è attutito dalle misure fiscali e strutturali del Governo Monti, dalla «stretta senza precedenti» che fa attraversare questa fase di turbolenza politica senza affanni perchè «interventi urgenti su conti e riforme non servono».

Il problema del debito/Pil, l'elevato stock di debito e le basse prospettive di crescita dovute a bassa produttività e competitività, resta. Così i mercati continuano a seguire da vicino il programma di raccolta a medio-lungo termine del Tesoro (con le aste domani coperto il 35% circa senza però contare l'extra dei debiti commerciali della p.a.); tengono d'occhio i rimborsi dei titoli di Stato in scadenza (47 miliardi ad aprile tra BoT, BTp e CTz). Le banche italiane non sono state affossate dai titoli tossici, subprime e dalle bolle speculative immobiliari ma accusano la recessione e l'aumento delle sofferenze: se le obbligazioni bancarie senior italiane dovessero essere contagiate dalle perdite inflitte ai bondholder ciprioti, l'aumento del costo della raccolta graverebbe sul credito già scarso a imprese e famiglie.
L'assenza di haircut sui titoli di Stato ciprioti (inutile su uno stock di soli 13 miliardi contro i 126 miliardi degli asset bancari) è positiva per i 1.700 miliardi di titoli di Stato italiani in circolazione ma è stata controbilanciata dal prelievo sui depositi sopra i 100.000 euro e lo spettro dei controlli sul movimento di capitali. Gli italiani notoriamente parcheggiano grandi liquidità nei conti correnti e nei depositi e sono fedeli acquirenti di obbligazioni bancarie senior: questo canale è una fonte di raccolta a costi contenuti ed è estremamente importante per la tenuta del sistema bancario. Minare questa fiducia, con titoli di Stato non più risk free, è destabilizzante: un effetto perverso che l'Italia può neutralizzare allontanandosi sempre più dalla porta d'ingresso dell'Esm.
isabella.bufacchi@ilsole24ore.com

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