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Questo articolo è stato pubblicato il 26 marzo 2013 alle ore 17:54.

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(Reuters)(Reuters)

Cipro sarà pure un caso unico, ma che una banca greca si compri tre filiali cipriote dissestate, per aiutare il superamento della crisi di Nicosia con i soldi degli aiuti europei è un vero paradosso della crisi e degli intrecci tra Atene e Cipro. Una mossa ardita, anticipata dal Sole 24 Ore del 21 marzo, che vuole salvare i depositi nelle filiali cipriote in Grecia dal prelievo forzoso forse del 40% sui depositi sopra i 100mila euro. Una batosta pazzesca per i correntisti che però cambiando di nazionalità la loro banca riescono ad evitare il salasso. Chissà se tra Cipro e le tre filiali in Grecia ci sono stati recentemente degli improvvisi travasi di denaro?

Atene, ha appena ottenuto che nel secondo piano di aiuti ci siano 30 miliardi di euro per ricapitalizzare il sistema bancario greco, e in questo quadro la Pireaus Bank deve cercare capitali per 7,3 miliardi di euro. Certo, in teoria, potrebbero non essere tutti soldi europei ma di questi tempi è difficile trovare privati che partecipino a una ricapitalizzazione delle banche greche con un'economia che entra nel sesto anno di recessione.

Quindi i soldi europei e del Fmi serviranno a ricapitalizzare le dissestate banche elleniche che però, dopo Il Psi da cento miliardi di deuro dei bond ellenici, trovano la forza di comprare le filiali cipriote. Un vero paradosso, eppure è così: la banca ellenica Piraeus Bank ha firmato un accordo per l'acquisizione delle filiali greche delle tre maggiori banche cipriote, Bank Of Cyprus, Laiki Bank e Hellenic Bank, per 524 milioni di euro in contanti.

L'operazione, orchestrata dal fondo di salvataggio bancario di Atene, ha l'obiettivo di mettere i fondi depositati presso le tre filiali, che insieme equivalgono al 10% del mercato del credito greco, al riparo dai prelievi forzosi imposti a Cipro dalle autorità europee in cambio degli aiuti economici. Passano quindi di mano circa 300 sportelli di Bank of Cyprus, Cyprus Popular (Laiki) Bank e Hellenic Bank, per un totale che ammonta all'8 per cento dei depositi e al 10 per cento dei prestiti.

L'accordo renderà la Pireus Bank la seconda banca del paese con un patrimonio combinato di 95 miliardi di euro, superando attuale numero due, la Alfa Bank, e una rete di 1.660 filiali e 24.000 dipendenti. Avrà depositi di 50 miliardi di euro e impieghi netti di 74 miliardi di euro, vale a dire un rapporto prestiti/depositi del 120 per cento.
Piraeus Bank, che è stata assistita da Barclays, Deutsche Bank e Lazard, ha detto che il suo rapporto per le sofferenze salirà al 26 per cento dal 21 per cento dopo l'acquisizione del nuovo ramo.

Le banche greche, tra cui la Piraeus Bank, saranno a loro volta ricapitalizzata per sostenere i loro coefficienti di solvibilità. La maggior parte della iniezione di liquidità saranno forniti da un fondo pubblico di salvataggio bancario - il Fondo di stabilità finanziaria ellenica (HFSF). La Piraeus Bank deve essere ricapitalizzata , secondo stime della banca centrale di Grecia, per a 7,3 miliardi di euro. I 524mila euro necessari per le acquisizioni cipriote saranno forniti - secondo Reuters - dal Fondo statale di salvataggio bancariop (HFSF) in cambio di azioni.

L'acquisizione aumenterà la quota di mercato del gruppo in depositi al 27% dal 19% e la sua quota di prestiti al 28 dal 18 per cento. La Piraeus ha già acquisito la parte sana della banca pubblica ATEbank, la Geniki, la filiale greca della banca francese Societe Generale (che è fuggita a gambe levate dalla Grecia) come parte di un processo di consolidamento nel settore per far fronte alla crisi del debito e una profonda recessione.
Il gruppo è anche in trattative per acquisire anche la filiale greca del più grande banca portoghese Millennium BCP.

«L'operazione - ha detto la banca - rappresenta un altro importante passo verso la ristrutturazione del sistema bancario greco in cui la Piraeus ha partecipato fin dall'inizio come un pilastro fondamentale». Un vero paradosso.

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