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Questo articolo è stato pubblicato il 30 marzo 2013 alle ore 13:12.
Non si dimette ma non è riuscito a superare i veti sul nuovo governo. Il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, ha appena annunciato di aver accertato «la persistenza di posizioni diverse» rispetto alle soluzioni su un nuovo esecutivo. Dunque, per il momento alza bandiera bianca richiamando, però, «ancora una volta i soggetti politici al senso di responsabilità al fine di rendere possibile la costituzione di un valido governo». Resta quindi in carica l'Esecutivo Monti ma Napolitano prova comunque ad avviare un percorso condiviso sulle riforme e sull'economia attraverso la formazione di due gruppi di lavoro. È questo il "lascito" del capo dello Stato per «concorrere almeno a creare condizioni più favorevoli allo scopo di sbloccare la situazione politica irrigidita tra posizioni inconciliabili». Ma la notizia è anche che lui non lascia in anticipo il Quirinale. No alle dimissioni quindi anche se uscendo dalla sala stampa del Quirinale ammette di averci pensato ma di aver deciso di «esercitare fino all'ultimo giorno del mio mandato come il senso dell'interesse nazionale mi suggerisce».
Secondo alcuni retroscena di stampa sarebbe stato il presidente della Bce, Mario Draghi, a convincere il presidente Napolitano a non dimettersi perché le gli investitori italiani ed esteri, le banche e le stesse aziende del Paese non capirebbero, e la reazione dei mercati alla riapertura di martedì potrebbe essere pesante.
I veti dei partiti, quindi, si sono dimostrati insuperabili. Andrà avanti il governo dimissionario, in ordinaria amministrazione, «peraltro mai sfiduciato» fino a quando non si riuscirà a formare un nuovo Esecutivo. Palazzo Chigi resta un riferimento pienamente operativo, ha voluto sottolineare Napolitano. Avanti anche l'attività del Parlamento, perché, è la convinzione del Presidente, sia il governo sia le Camere hanno ampie facoltà anche in un periodo di stallo come quello attuale. E in questo senso il Presidente ha fatto riferimento ai lavori della Commissione parlamentare speciale che ha all'ordine del giorno anche i pagamenti alle imprese.
Questi ultimi giorni del suo settennato, intanto, saranno utili, nelle intenzioni del Presidente, ad avviare un percorso condiviso su alcuni temi con i due gruppi che si appresta a nominare nel pomeriggio composti da «personalità tra loro diverse per collocazione e per competenze» per riuscire a formulare «precise proposte programmatiche che possano divenire oggetti di condivisione tra i partiti». È qui che sembra quasi lasciare un'eredità al suo successore che auspica verrà eletto «con un ampio accordo»: quello di avere «materiale utile» per i compiti che gli spetteranno.
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