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Questo articolo è stato pubblicato il 30 marzo 2013 alle ore 10:07.

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Nord Corea, esercitazioni di sbarco (EPA)Nord Corea, esercitazioni di sbarco (EPA)

A 24 ore dalla firma del piano di attacco da parte del leader Kim Jong-Un, così come annunciato ieri dalle agenzie di regime, la Corea del Nord, dittatura militare con nucleare, annuncia oggi di essere entrata in «stato di guerra» con il Sud, una nuova minaccia presa «seriamente» da Washington, ma minimizzata da Seul. Ieri Kim aveva ordinato l'allerta per tutte le unità missilistiche in risposta all'invio di bombardieri strategici B-2 Stealth Usa, in grado di trasportare armi nucleari, per esercitazioni congiunte con Seul.

Oggi l'annuncio: «D'ora in poi, le relazioni intercoreane sono in stato di guerra e tutti i problemi tra le due Coree saranno trattate secondo un protocollo di tempi di guerra» fa sapere Pyongyang in un comunicato attribuito a tutte le istituzioni e al governo nordcoreano. «La situazione che va avanti ormai da molto tempo, secondo la quale la penisola coreana non è né in guerra né in pace, è terminata» è stato aggiunto nel comunicato rilasciato dall'agenzia di stampa ufficiale nordcoreana Kcna. Le due Coree sono tecnicamente in guerra dal 1953, ovvero dalla fine del conflitto triennale sancita con un armistizio e non un trattato di pace.

Nelle stesse ore da Seul si minimizzano annunci così drammatici. La Corea del Sud non ha individuato movimenti inusuali nelle truppe della Corea del Nord, dopo che il regime comunista ha annunciato di essere entrata «in stato di guerra» con Seul. Le Forze Armate sudcoreane, che nelle ultime settimane tengono sotto stretta osservazione la Corea del Nord a causa delle ripetute, aggressive minacce del regime di Kim Jong-un, non hanno individuato nelle ultime ore movimenti particolari nel Paese vicino, ha indicato una fonte militare all'agenzia locale Yonhap. Il ministero della Difesa di Seul, per parte sua, ha invece denunciato l'«offensiva» retorica nordcoreana, parlando di «minacce inaccettabili» che «pregiudicano la pace e la stabilità nella penisola della Corea» e ha ripetuto l'impegno a rispondere con durezza nel caso di un ipotetico attacco.

Gli Stati Uniti invece stanno prendendo «sul serio» le nuove minacce che giungono dalla Corea del Nord, dopo le ultime dichiarazioni di Pyongyang che si considera «in stato di guerra» con la Sudcorea. «Abbiamo ricevuto informazioni su un nuovo comunicato non costruttivo della Corea del Nord. Prendiamo queste minacce sul serio e restaimo in stretto contatto con il nostro alleato sudcoreano», ha dichiarato Caitlin Hayden, portavoce del Consiglio nazionale per la Sicurezza degli Stati Uniti. La portavoce statunitense ha comunque spiegato che le ultime dichiarazioni di Pyongyang si inseriscono in una lunga serie di minacce retoriche del regime di Kim Jong-Un. «Notiamo che la Corea del Nord ha una lunga storia di retorica bellicosa e di minacce e l'annuncio di oggi è conforme a uno schema ormai conosciuto» ha commentato.

Washington sarebbe comunque molto preoccupata dei rischi più nascosti che arrivano dalla Corea del Nord. «Siamo convinti che Kim stia cercando di rafforzare il proprio ruolo con la sua gente e le sue forze armate, che ancora non lo conoscono. Siamo preoccupati di quello che potrebbe fare dopo, non di quello che sembra minacciare di voler fare» dice un esponente dell'amministrazione americana con il New York Times.
«Un anno fa gli Stati Uniti e la Cina avevano intravisto almeno la possibilità di fare affari» con Kim che, però, è tornato ad adottare «l'approccio di suo padre e suo nonno nell'usare le minacce esterne per rafforzarsi in casa», mette in evidenza Jonathan D.Pollack, esperto di Corea del Nord del Brookings Institution, precisando che la sua speranza è quella di uno svanire delle minacce non appena le esercitazioni militari di Stati Uniti e Corea del Sud finiranno, alla fine di aprile.

La Russia ha lanciato oggi un appello alla "massima moderazione" nella penisola coreana, dove si è fatta altissima la tensione tra il Nord e il Sud. Pyongyang ha annunciato di essere entrata "in stato di guerra" con Seoul, minaccia presa "sul serio" anche da Washington. "Ci aspettiamo che tutte le parti coinvolte diano prova di responsabilità e massima moderazione e che nessuno superi la linea di non ritorno", ha detto all'agenzia Interfax il diplomatico russo incaricato della questione coreana, Grigori Logvinov.

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