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Questo articolo è stato pubblicato il 11 aprile 2013 alle ore 07:41.
L'ultima modifica è del 11 aprile 2013 alle ore 07:47.
C'è il rischio di una nuova emergenza sulla strada della restituzione dei debiti della Pa alle piccole e medie imprese: il gioco delle nomine in Cassa Depositi e Prestiti. Un gioco che va bloccato immediatamente se si vuole scongiurare il rischio di rendere del tutto inefficace un decreto il cui percorso verso la conversione in legge ha già davanti fin troppi ostacoli. La Cassa ha infatti oggi un tandem al vertice - l'ad Giovanni Gorno Tempini e il presidente Franco Bassanini - che al di là dei meriti e degli apprezzamenti conquistati sul campo negli ultimi tre anni rischia di finire schiacciato nella tenaglia dei giochi della politica.
Se passerà infatti la soluzione-ponte della prorogatio degli amministratori fino all'insediamento di un nuovo governo, i vertici della Cdp non solo non saranno in grado di mettere in moto la macchina dei pagamenti alle imprese, ma persino di non poter prendere alcuna decisione operativa in tal senso di qui alla conversione del decreto. Chi chiede la prorogatio invece di una conferma piena dei vertici, infatti, sembra far finta di non sapere (o forse lo ignora davvero) che il Dl 293 del 16 maggio 1994 (disciplina della proroga degli organi amministrativi delle società a maggioranza pubblica) stabilisce che «nel periodo in cui sono prorogati, gli organi scaduti possono adottare esclusivamente gli atti di ordinaria amministrazione».
Il concetto è chiaro: senza una piena conferma dei poteri e delle deleghe, Gorno Tempini e Bassanini non possono in alcun modo mettere in cantiere l'apertura di uno sportello dei pagamenti la cui creazione è cruciale per l'erogazione dei crediti. Ed è bene ricordare che uno strappo alla regola già sarà fatto dalla Cassa nel momento in cui si metterà al lavoro sullo sportello: la Cdp ha sempre operato nella sua missione sotto l'ombrello stabile delle leggi, non di certo dei decreti. Aggiungere incertezza a incertezza, insomma, rischia di essere solo il modo migliore per demotivare e paralizzare gli amministratori della Cdp: e il conto, ovviamente, lo pagherebbero le imprese che aspettano con ansia di incassare le somme dovute.
Come detto, al di là delle considerazioni di merito che il sistema produttivo riconosce agli amministratori della Cdp, la necessità di confermare il loro ruolo deriva innanzitutto dai compiti che il decreto ha assegnato alla Cassa. Al fine di assicurare liquidità alle pubbliche amministrazioni per il pagamento dei debiti viene infatti istituito presso il Ministero dell'Economia un fondo («Fondo per assicurare la liquidità per pagamenti dei debiti certi, liquidi ed esigibili»), con una dotazione di 10 miliardi per il 2013 e di 16 per il 2014, ripartito in tre sezioni. Per consentire l'immediata operatività della Sezione riferita ai debiti degli enti locali, è stato deciso l'intervento di Cdp, autorizzata a effettuare operazioni a valere sulle disponibilità della sezione del Fondo dedicata agli enti locali. Gli enti potranno richiedere alla Cdp a valere sui fondi messi a disposizione dello Stato la concessione dell'anticipazione di liquidità necessaria per far fronte ai propri pagamenti.
In questa direzione, entro il 15 maggio, Cdp dovrà provvedere all'anticipazione a valere sull'importo complessivo della Sezione debiti enti locali secondo criteri di proporzionalità e nei limiti delle somme disponibili; entro il 10 maggio, la Conferenza Stato-città può individuare modalità di riparto, diverse dal criterio proporzionale anzidetto. Per poter adeguatamente far fronte alle attività richieste, Cdp dovrà provvedere in tempi stretti ad adeguare i sistemi informativi interni e definire procedure e processi ad hoc per la gestione di una nuova attività. Dovrà inoltre predisporre una task force in grado di ricevere e processare le domande nei tempi definiti dal decreto. Per concludere, esistono quindi rischi operativi e reputazionali connessi allo svolgimento di attività rivolte a numerosi enti in un arco di tempo stringente. Insomma: è bene non solo fare in fretta, ma soprattutto scongiurare il rischio che il gioco delle nomine si consumi sulla pelle delle imprese.
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