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Questo articolo è stato pubblicato il 15 aprile 2013 alle ore 12:44.

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«Mi auguro che si elegga il presidente della Repubblica al primo voto. Magari, ma vedo la situazione ancora assolutamente indeterminata», ha detto al Tg5 Silvio Berlusconi. Che ha aggiunto: «Aspettiamo indicazioni dal Pd».

Scontro in casa Pd
Intanto è scontro in casa Pd dopo la sparata di Matteo Renzi che ha stoppato le candidature di Finocchiaro e Marini. Forte la reazione di Anna Finocchiaro. «Trovo che l'attacco di cui mi ha gratificato Matteo Renzi sia davvero miserabile, per i toni e per i contenuti - ha sottolineato la senatrice del Pd -. E trovo inaccettabile e ignobile che venga da un esponente del mio stesso partito». Ieri Matteo Renzi, attaccando Bersani, aveva stoppato con toni forti le candidature di Marini («bocciato dagli elettori abruzzesi») e Finocchiaro («che ha usato la sua scorta come carrello umano per fare la spesa da Ikea»).

Renzi: ingiusto essere attaccato solo per aver detto quello che penso
A stretto giro arriva la replica di Renzi: è «ingiusto» essere attaccato «solo per aver detto quello che penso». E ha proseguito: '«Se qualcuno vuole parlare la lingua dell'insulto, si accomodi», ma fin quando sarà possibile, «continuerò a dare il mio contributo» e «mi impegnerò perché il Pd diventi un partito vincente».

Marini: da Renzi parole gravi e offensive
Piccata anche la reazione dell'ex presidente del Senato, Franco Marini: «Nella mia vita pubblica ho ricevuto critiche e contestazioni. Come tutti. È normale e logico che sia così. Sono le regole del gioco democratico. Matteo Renzi però usa un altro registro. Insinua che io starei strumentalizzando e consentendo che venga strumentalizzato il mio essere cattolico a fini politici. Non posso lasciar passare in silenzio parole tanto gravi e offensive». E sottilinea che si tratta di «una deriva nella discussione pubblica di cui davvero non si sentiva la necessità e di cui Renzi porta tutta la responsabilità«.

Pontieri al lavoro, ma la partita per il Quirinale è complessa
Intanto i pontieri sono al lavoro, anche se la partita per il Quirinale resta molto complessa. E giovedì alle 10 iniziano le votazioni per l'elezione del nuovo Capo dello Stato . Si cerca la quadra dopo i veti incrociati di Pdl e Pd - il primo sulla candidatura di Prodi, il secondo sul governo di larghe intese - e la sfida di Renzi a Bersani. Dal canto suo Giorgio Napolitano ha assolutamente bocciato l'ipotesi di una sua ricandidatura al Quirinale. Sarebbe, ha detto, «una soluzione pasticciata». Il leader del Sel, Nichi Vendola, ha fatto sapere che trova «intollerabile» l'esclusione di Prodi. Candidato che è ritenuto «divisivo», dall'ex ministro Maurizio Sacconi (Pdl).

Incontro Bersani-Monti: cercare la massima convergenza
Nel pomeriggio l'incontro Monti-Bersani, che si è svolto, segnala una nota di palazzo Chigi, «in un clima molto cordiale». Bersani e Monti hanno convenuto, «in vista delle votazioni in Parlamento per l'elezione del Presidente della Repubblica, di ricercare la massima convergenza possibile tra le forze politiche per la scelta di un candidato autorevole che possa rappresentare l'unità nazionale, come indicato dalla Costituzione».

Domani l'incontro Pd-M5S
Si vedranno invece domani, e non oggi come inizialmente previsto, i capigruppo Roberto Speranza e Luigi Zanda con i portavoce grillini Roberta Lombardi e Vito Crimi. L'appuntamento è stato spostato per attendere i risultati delle Quirinarie del Movimento Cinque Stelle.

Matteoli: l'elezione non condivisa del capo dello Stato porta al voto anticipato
Dopo le bordate dal Cavaliere che ha sparato a zero contro la candidatura di Prodi (che compare anche nella rosa dei Cinque Stelle) e la replica di Vendola che senza mezze misure ha difeso il professore, sono al lavoro personaggi del calibro di Gianni Letta per trovare un'intesa. Bisogna, infatti, ricordare che per l'elezione del Capo dello Stato fino alla terza votazione è necessario avere la maggioranza di due terzi (quindi 671 voti su 1.007) dei componenti dell'assemblea, mentre scatta la maggioranza assoluta (504 voti) dal quarto in poi. Dunque da un certo punto in poi la decisione può sfuggire di mano al centrodestra. Fra i nomi graditi al Pdl spiccano Giuliano Amato, Massimo D'Alema, Luciano Violante, Franco Marini, Anna Finocchiaro o Franco Frattini. «È di tutta evidenza che l'elezione di un Capo dello Stato non condiviso - tuona l'ex ministro del Pdl. Altero Matteoli - porta direttamente al voto anticipato». Se la sinistra candida Prodi, gli fa eco l'ex ministro Mariastella Gelmini - noi dovremmo candidare Berlusconi».

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