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Questo articolo è stato pubblicato il 15 aprile 2013 alle ore 15:35.

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Nella foto Mario Draghi, presidente della Bce, durante il suo intervento all'università di Amsterdam (AP Photo)Nella foto Mario Draghi, presidente della Bce, durante il suo intervento all'università di Amsterdam (AP Photo)

«Se le banche in alcuni Paesi non prestano a tassi ragionevoli, le conseguenze per l'Eurozona sono gravi». Lo dice Mario Draghi, presidente della Bce, durante un intervento ad Amsterdam. Secondo Draghi «è particolarmente sconcertante» che le pmi soffrano più delle grandi aziende, «dato che fanno i tre quarti dell'occupazione».

«La maggior parte delle misure non convenzionali adottate dalle banche centrali in giro per il mondo sono molto simili» ha aggiunto Draghi sottolineando che solo «l'approccio è diverso» e che la Bce «opera in un contesto particolare», con 17 Paesi.

Per Draghi «La soluzione per la crisi è ritornare alla competitività». E «operando in un contesto di unione monetaria, l'unico modo per ritrovare competitività è perseguire in modo determinato e ambizioso un'agenda di riforme strutturali». Questa agenda deve prevedere «una serie di misure a livello nazionale con le quali si assicuri che i mercati del lavoro e dei beni siano pienamente compatibili con l'unione monetaria». Un aspetto specifico è, inoltre, «la lotta agli interessi di parte che ostacolano la concorrenza, alle debolezze strutturali della produttività, permettendo, quando è necessario, degli aggiustamenti nominali».

La maggior parte delle economie dell'Eurozona che si trovano sotto stress, ha ricordato Draghi, «e sicuramente tutte quelle che ora stanno avendo le maggiori difficoltà all'aggiustamento, hanno registrato una cronica perdita di competitività dopo essere entrati a far parte dell'unione monetaria». L'erosione della competitività «ha comportato l'emergere di ampi deficit delle partite correnti e, per alcune, l'accumulo di consistenti posisizioni debitorie con l'estero». In alcuni casi, ha continuato Draghi, «l'aumento del debito estero é stato trainato dal maggior indebitamento del settore pubblico».

Inoltre, con politiche di bilancio «imprudenti si nascondeva la mancanza di competitività del settore privato nel tentativo di garantire o, addirittura, migliorare, le condizioni di vita» del Paese in questione. In altri Paesi, invece, «ad aumentare in modo veloce è stato l'indebitamento del settore bancario» dovuto «al forte aumento degli impieghi a società e famiglie all'interno del Paese. In questo caso, la mancanza di competitività »ha portato a uno spostamento del peso dell'economia verso il consumo interno e attività al riparo dalla concorrenza internazionale, come il settore immobiliare». Infine, le autorità di supervisione e di regolamentazione, secondo Draghi, «spesso non sono riuscite nella loro opera di alleggerimento di queste tendenze destabilizzanti. Ci sono stati casi - ha detto Draghi - ad alcune banche non é stato chiesto di creare capitale adeguato è cuscinettì anti-perdite nei periodi favorevoli».

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