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Questo articolo è stato pubblicato il 22 aprile 2013 alle ore 12:03.

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Quello che oggi Giorgio Napolitano farà alle Camere sarà un richiamo forte alle forze politiche affinché facciano il loro dovere e si assumano le responsabilità che gli elettori gli hanno affidato. Dunque, chiederà che escano dalla logica dei veti incrociati e delle contrapposizioni che hanno tenuto bloccato il Paese in un vero e proprio cortocircuito istituzionale. Impasse di cui il nuovo capo dello Stato rieletto sabato scorso si sente "vittima" visto che è stato costretto ad accettare un bis entrando nella storia della Repubblica come il primo presidente con un secondo mandato.

Dunque, l'appello sarà a un "ravvedimento operoso" dei partiti affinché abbandonino il clima di cupio dissolvi che sta trascinando la crisi economica e sociale del Paese anche in una crisi delle istituzioni logorando ulteriormente il rapporto con i cittadini. Ma, nonostante la posizione "presidenzialista" che gli hanno consegnato i partiti pregandolo di accettare la ricandidatura, quello di Napolitano sarà un discorso in cui metterà al centro – data la sua cultura parlamentare – la necessità di rafforzare le istituzioni, Camere e Governo in primo luogo.

Un obiettivo che si potrà centrare non rinviando più quelle riforme che tanto aveva chiesto proprio Napolitano negli ultimi anni del suo primo settennato. Riforme subito, quindi, sia istituzionali che economiche: legge elettorale, revisione della Costituzione come scritto già nella bozza che gli è stata consegnata dai dieci saggi da lui nominati nell'ultimo atto della sua prima presidenza. Insomma, la strada delle riforme è l'unica per un recupero di fiducia e credibilità verso i cittadini e per una ri-legittimazione della politica.

E questo passa soprattutto da un Parlamento che ritrova una sua forza ed espressione ma anche da un Esecutivo forte. Forse non sarà questo l'aggettivo che Napolitano userà per definire il Governo che ha in mente ma di certo chiarirà che i termini della missione dell'Esecutivo che proverà a far nascere. E qui ci sarà il passaggio sulle forze politiche affinché escano dalla logica dei veti incrociati e dei diktat che Napolitano non ha intenzione di subire. Non saranno accettati, quindi, condizionamenti dai partiti come quelli che ha dovuto sentire in quel giro di consultazioni che si è risolto in nulla. La differenza, però, è che un paio di settimane fa lui non aveva il potere di scioglimento delle Camere e la possibilità di indire nuove elezioni che invece ha adesso con la rielezione. E molti suoi collaboratori ricordano come anche nel 2008 non perse troppo tempo prima di mandare i partiti al voto anticipato: infatti, affidò un pre-incarico a Franco Marini che non andò a buon fine e subito sciolse le Camere.

Il tono del suo discorso sarà naturalmente attraversato da quel senso di emergenza sociale e politica che lo ha portato a cambiare idea sulla sua ricandidatura. Spiegherà come e perché ha mutato le sue valutazioni e il significato che attribuisce a questo "bis". Il senso di restituire normalità alle istituzioni con un Governo che riformi e sani le ferite istituzionali ed economiche.

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