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Questo articolo è stato pubblicato il 25 aprile 2013 alle ore 16:36.

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La Bce non è mai stata così vicina a un nuovo taglio del tasso di riferimento dell'Eurozona dall'ultima riduzione, nel luglio 2012, ma il dibattito è ancora aperto in seno al Consiglio direttivo che si riunirà giovedì prossimo a Bratislava, capitale della Slovacchia, per una delle due riunioni che ogni anno tiene fuori da Francoforte. Il tasso di rifinanziamento, già al minimo storico dello 0,75%, potrebbe essere ridotto di un quarto di punto, allo 0,5%, anche se raramente, in passato, i 23 consiglieri della Bce hanno mosso i tassi in riunioni al di fuori di Francoforte.

I mercati azionari europei, euforici da alcuni giorni, e quelli del reddito fisso sembrano aver già scontato un nuovo allentamento da parte dell'Eurotower, ma negli ultimi giorni si sono fatte sentire le voci di alcuni rappresentanti del Consiglio, secondo i quali un taglio dei tassi a questo punto avrebbe un effetto solo limitato su quei Paesi periferici dove ce ne sarebbe più bisogno. Oggi il cancelliere tedesco, Angela Merkel, è intervenuta in modo inusuale nel dibattito, affermando che la Germania avrebbe, invece, bisogno di un aumento dei tassi.

Lo scenario congiunturale complessivo dell'Eurozona richiederebbe, in effetti, un nuovo intervento: gli indicatori diffusi in questi giorni sono, alla meglio, deludenti, soprattutto in Germania, e, secondo quanto scritto dagli analisti del Credit Suisse, «mostrano che la contrazione dell'economia sta continuando nel secondo trimestre, fenomeno che apre la strada a un taglio di 25 punti base».

In ogni caso, segnalano gli analisti di Rbs, anche se la Bce non ritiene che un taglio aiuterà, si trova ormai nella posizione di «dover fare qualcosa». Il panorama congiunturale dell'Eurozona è cambiato molto, e in peggio, dall'ultima riunione del 4 aprile quando il presidente, Mario Draghi, aveva detto che la Bce «era pronta ad agire» e seguiva con attenzione i dati in arrivo dalla congiuntura, una frase che in passato spesso segnalava un taglio il mese successivo.

«Il rallentamento in Germania, i bassi tassi di inflazione in Germania e nell'Eurozona, il recente calo del petrolio sono tutti fattori - dice Christian Schulz di Berenberg Bank - che dovrebbero convincere anche la Bundesbank». Resta da vedere se la Bce è pronta anche ad annunciare nuovi strumenti non convenzionali per sbloccare il credito a tassi ragionevoli alle pmi nei Paesi sotto stress che, come ripetuto più volte da Draghi, rappresenta uno degli ostacoli principali all'uscita dal tunnel.

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