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Questo articolo è stato pubblicato il 30 aprile 2013 alle ore 10:21.

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di Ivan Cimmarusti

ROMA - Il «quadro probatorio chiaro» per ora c'è. Ma non è detto che non cambi lo scenario fin qui acquisito dalla procura di Roma. Luigi Preiti ha organizzato e attuato autonomamente la sparatoria davanti a Palazzo Chigi macchiando di sangue il giuramento del Governo Letta. Ma un'ipotesi è comunque al vaglio degli investigatori: che l'uomo possa aver avuto complicità. Un particolare che trova conferma nelle domande che gli sono state rivolte nell'interrogatorio di domenica scorsa, circa i suoi eventuali rapporti con personaggi calabresi.

Questo emerge dalle tre pagine di verbale riassuntivo di Preiti, in isolamento nel carcere di Rebibbia per il ferimento di due militari dell'Arma, il brigadiere Giuseppe Giangrande, 50 anni, e il carabiniere scelto Francesco Negri, 30.

L'ipotesi al momento non trova conferma ed è stata anche negata dallo stesso Preiti al procuratore aggiunto Pier Filippo Laviani e al sostituto Antonella Nespola: «Ho fatto tutto da solo, volevo compiere un gesto eclatante in un giorno importante. Nessuno mi ha aiutato».

È altrettanto vero che l'intera versione dei fatti dell'uomo, accusato di triplice tentato omicidio, con l'aggravante della premeditazione, e porto abusivo di arma, è sotto lo screening del Nucleo investigativo dell'Arma dei Carabinieri. Non sono pochi, infatti, i particolari che non convincono. A partire dall'ammissione contraddittoria di fare uso di un eccitante come la cocaina assieme all'assunzione di un tranquillante, il Lexotan. Poi c'è il mistero della pistola utilizzata per la sparatoria: una 7,65 con matricola abrasa, con la quale avrebbe premuto il grilletto otto volte, colpendo di striscio anche un terzo militare che ha trovato un foro di proiettile nella tasca della giacca.

Secondo quanto ha riferito agli investigatori «l'ho comprata clandestinamente a Genova assieme a una scatola da 50 proiettili» (anche se all'interno ce ne sarebbero stati meno) ben quattro anni fa». Comprare una pistola clandestina a Genova è possibile «basta avere le conoscenze giuste e soprattutto sapersi muovere nei vicoli e nell'ambiente della mala» assicurano fonti investigative liguri. Ma gli inquirenti romani non ne sono del tutto certi.

L'interrogativo è: perché comprare una pistola e non usarla per quattro anni? L'ipotesi, al momento più plausibile, è che l'arma possa essere stata fornita in tempi ben più recenti e in Calabria. La pista potrebbe essere quella della criminalità organizzata, anche se in Procura le bocche sono serrate. Di certo, però, c'è che il Nucleo investigativo dei carabinieri sta spulciando tutta la vita di Preiti.

Da domenica scorsa, infatti, sono state eseguite perquisizioni sia nella sua abitazione di Pedrosa (Alessandria), dove ha trascorso quasi 20 anni facendo il muratore, sia a Rosarno, sua città d'origine in cui era tornato cinque anni dopo aver perso il lavoro. Particolari si attendono anche dai controlli sui tabulati telefonici. Da lì, infatti, gli investigatori intendono individuare gli eventuali complici. Soggetti con cui Preiti potrebbe essere stato in contatto nei giorni precedenti alla sparatoria e che potrebbero aver avuto un ruolo. Infine ci sono gli accertamenti balistici sull'arma, con l' obiettivo di verificare se sia stata utilizzata già in altri fatti di sangue.

Oggi intanto si svolgerà dinanzi al giudice per le indagini preliminari di Roma, l'udienza di convalida dell'arresto in flagranza di reato di Preiti. L' uomo ieri ha incontrato il suo avvocato, Mauro Danielli, per definire la strategia difensiva. «Mi ha manifestato del pentimento – racconta il legale - è stato chiaro, specificando che ha commesso la sparatoria autonomamente, senza alcun complice». Il legale spiega, inoltre, che «è una persona profondamente delusa, vittima di questa crisi del lavoro che ormai è diffusa ovunque».

Secondo l'avvocato «Preiti aveva l'obiettivo di sparare a un politico, chiunque si trovasse sotto tiro. Ha detto che si è sentito anche frustrato per non averne individuato nessuno». Infine il legale ha sottolineato che «Preiti nel momento in cui ha fatto fuoco contro i due carabinieri, per i quali mi auguro una guarigione immediata, ha perso lucidità».

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